Cinema

Mostra del Cinema di Venezia, Non odiare con Alessandro Gassmann: uno dei titoli italiani più ambiziosi in gara

Il film di Mauro Mancini, unico italiano concorrente alla 35ma Settimana Internazionale della Critica, oggi è stato applaudito al Lido veneziano

di Anna Maria Pasetti

Non odiare, l’undicesimo comandamento. Per credenti e laici indifferentemente. Parola di Alessandro Gassmann che non esista a spendersi per le cause importanti anche – e forse soprattutto – quando sono al centro di opere di esordienti. Non a caso, infatti, è il protagonista dell’omonimo film di Mauro Mancini, unico italiano concorrente alla 35ma Settimana Internazionale della Critica oggi applaudito al Lido veneziano. Un dramma rigoroso che lo ha appassionato dalla prima lettura “e mi ha coinvolto personalmente” ha aggiunto l’attore romano congratulandosi con il giovane cineasta che è “riuscito a realizzarlo esattamente come lo avevo immaginato”.

E in effetti si tratta di uno dei titoli italiani più ambiziosi in Mostra, almeno dal punto di vista tematico. Perché l’odio è un sentimento complesso: nasce d’impeto, cresce nel tormento, se muore prima di chi lo prova si trasforma in una conquista esistenziale straordinaria. Dunque “meglio Non odiare, fosse possibile” sottolinea Mauro Mancini, romano di nascita e formazione. Il film nasce da un fatto di cronaca del 2010 casualmente incrociato per allargarsi a “dilemma morale universale”, dentro la Storia dell’Uomo ma fuori da cornici spazio/temporali precise. Al centro è il gesto – anzi il non-gesto – di un chirurgo ebreo (interpretato da Gassmann) davanti a un ferito di fede neonazista: salvargli o meno la vita? Dal quesito si irradia il racconto di due nuclei famigliari polarizzati i cui destini, tuttavia, non possono che drammaturgicamente intrecciarsi. Girato e ambientato in una Trieste anti-turistica, l’opera prima di questo regista romano porta con sé il rigore di un’annosa riflessione (sei gli anni trascorsi dalla genesi dell’idea..) confortato da un approccio inevitabilmente “umile” di fronte a uno dei temi più complessi, delicati e controversi del nostro tempo.

Pur volendo provocare una reazione al pubblico, Mancini resta davanti ai suoi personaggi senza mai giudicarli, tentando invece di trovare quella mescolanza di Bene/Male insita in ciascuno, perché come giustamente osserva “le contraddizioni della vita rimangono, e fin dalla scrittura abbiamo cercato di essere onesti su questo punto”. Davanti alla macchina da presa tre volti/corpi chiamati ad aprire la propria corazza di dolore agli imprevisti della vita: apparentemente convinti delle proprie idee, non possono che esporre le ferite profonde su cui hanno forgiato la coscienza per tentare di guarirle. Ed è così che Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco e il sorprendente debuttante Luka Zunic si trovano imprigionati in un vortice esistenziale da cui è necessario liberarsi per non crollare definitivamente. Un dramma dal rigore impeccabile, denso di simbolismo ma privo di ornamenti, che va diritto al cuore e alla testa. Prodotto da Mario Mazzarotto, sarà nelle sale italiane per Notorious Pictures dal 10 settembre.

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