È sceso dalla sella e si è ritirato a 120 chilometri dall’arrivo della nona tappa del Tour de France. Fabio Aru, corridore sardo dell’UAE Team Emirates, alza bandiera bianca alle prime asperità di giornata sui Pirenei. Dopo un breve attacco nei giorni precedenti e i 20′ di ritardo accumulati nella tappa successive, domenica il ciclista ha lasciato facendo anche venir meno una spalla per Tadej Pogacar, sloveno e vincitore di tappa. La decisione del sardo ha provocato anche la reazione di Beppe Saronni, testimonial del team emiratino ma senza incarichi ufficiali.
Ai microfoni della Rai, Saronni è categorico: “Non dovevano portarlo al Tour. Non era in condizione. Qualcuno dovrà rispondere di questa scelta. Pogacar è lì che sta lottando per la maglia gialla: si ritrova con un compagno di meno. Fabio ci ha deluso, in un momento in cui avevamo tanto bisogno di lui, ma ha sbagliato pure chi lo ha inserito nei convocati per la Francia”. Un attacco pesante, mentre Aru è apparso deluso e amareggiato: “Non so proprio cosa mi stia succedendo, non ho risposte e questa cosa mi fa soffrire”.
“Mi ero avvicinato a questo Tour de France in punta di piedi, ma conscio che avevo lavorato bene. Non per fare classifica, ma per aiutare Tadej nel migliore dei modi e magari – aggiunge – chissà, prendere qualche soddisfazione personale qualora si fosse presentata l’occasione. Venivo da una serie di incoraggianti prestazioni, in una parabola crescente, eccetto la giornataccia del Lombardia. Anche i dati mostravano ottimismo nel ritorno ad una condizione che mi permettesse di fare buone prestazioni, sicuramente i migliori degli ultimi 3 anni”.
Di tutt’altro avviso Saronni: “Quando fisicamente e muscolarmente l’atleta si trova a soffrire, alcuni trovano la lucidità e la forza per reagire, Fabio, invece, non fa così. Sotto l’aspetto del carattere non è fortissimo. Nella difficoltà non si dà coraggio, lui purtroppo crolla mentalmente e moralmente e rende tutto più difficile. È chiaro che qui c’è una forte componente caratteriale”, ha aggiunto sempre alla Rai. Aru ha rivolto un pensiero anche alla squadra: “Non mi merito questo perché sono sempre stato un professionista esemplare e il mio impegno massimo. Non si merita questo neanche la squadra e soffro tantissimo nel non poter dare il mio contributo come programmato. Il mio futuro? Beh adesso non ci penso. La botta è ancora troppo calda”, ha concluso.