Nell’attacco, che era stato rivendicato dallo Stato Islamico, morirono 39 persone e altre 70 rimasero ferite. Una strage per la quale un tribunale turco ha condannato a 40 ergastoli aggravati (una sorta di 41 bis) e 1.368 anni di carcere Abdulkadir Masharipov, il cittadino uzbeko ritenuto il killer del nightclub Reina di Istanbul nella notte di Capodanno del 2017.
Masharipov, 37enne entrato illegalmente in Turchia dal confine orientale 15 dicembre di quell’anno, è stato accusato di appartenenza a un gruppo terroristico – l’Isis –, omicidio e tentativo di rovesciare l’ordine costituzionale. Era stato arrestato alle 23 del 16 gennaio dopo 17 giorni di fuga insieme al figlio di quattro anni nel quartiere Esenyurt, alla periferia europea di Istanbul.
Si trovava in un appartamento covo dell’Isis, dove era rimasto nascosto per tre giorni e il suo nome da miliziano dell’autoproclamato Stato islamico era Abu Muhammed Horasani. Insieme a lui erano stati arrestati altri 4 stranieri – un uomo iracheno e tre donne provenienti da Somalia, Egitto e Senegal -, anche loro ritenuti militanti jihadisti.