IL RACCONTO - Ilfattoquotidiano.it ospita la testimonianza di Fillippo Rocchetti, che frequenta l'ultimo anno al liceo Gandhi di Merano: i dispositivi di protezione, le regole da rispettare, la temperatura da misurare. Tutto superato dalla felicità di ritrovare gli amici dopo i mesi di lockdown
Temperatura corporea 36,3: bene! Mascherina e gel igienizzante: presi! App Immuni: attivata! Sebbene sembri in procinto di intraprendere una qualche oscura missione speciale, mi sto solamente preparando ad affrontare il primo giorno di scuola del mio ultimo anno al Liceo Gandhi di Merano. Sono quasi le 9.40 e, visto il maltempo, sono costretto a farmi accompagnare in macchina all’edificio scolastico di via Karl Wolf. I comunicati estremamente esaustivi giunti attraverso i canali scolastici su come si sarebbe svolta questa giornata e le continue raccomandazioni che da giorni rimbalzano da un organo di stampa all’altro mi avevano preparato ad uno scenario per me inedito: arrivare a scuola senza trovare la solita atmosfera gioiosa e festosa da primo giorno.
Immaginavo una scena quasi apocalittica, con studenti che, impacciati se non addirittura smarriti, si muovevano per il cortile, guardandosi con diffidenza, cercando di capire se la famigerata distanza di sicurezza fosse rispettata, il tutto immerso in un silenzio tombale. E invece no: la gioia di rivedersi dal vivo dopo tanto tempo è tale da prendere il sopravvento e già grida ed urli di gioia sono nell’aria. Sicuramente, i più legati si saranno già incontrati prima d’oggi, ma altri no di certo. Per quanto mi riguarda, ad esempio, solo oggi ho ritrovato per la prima volta dal vivo alcuni dei miei compagni che non vedevo dal 4 marzo! Per non parlare di chi ha frequentato il quarto anno all’estero, che non incontravo da settembre 2019.
Piccoli capannelli di studenti, tutti ben bardati con la mascherina, a debita distanza l’uno dall’altro e sotto l’attenta sorveglianza dei docenti, costellano un cortile pressoché vuoto: l’istituto, infatti, per evitare assembramenti, ha stabilito di spalmare il rientro a scuola su due giornate, individuando fasce orarie e ingressi separati per le diverse classi. Arrivati in aula, da un accesso normalmente non utilizzato, ha luogo il consueto rito della corsa all’accaparramento del posto vicino allo storico compagno di banco, anche se con meno enfasi rispetto agli anni scorsi, essendo tutti consapevoli del fatto che, quest’anno, la valenza del vicino di banco non è più la stessa: non è facile bisbigliare a chi ti è seduto ad un metro di distanza!
Sono le 10 in punto quando ciò avviene e quando fa il suo ingresso, come di consueto per la prima ora dell’anno, l’insegnante coordinatrice di classe: incredibilmente restiamo seduti e non ci alziamo, come invece la prassi vorrebbe. Mi rendo conto di non essere più abituato ad andare a scuola, di avere, in qualche modo, perso familiarità con le convenzioni scolastiche e di non essere il solo in questa condizione. Effettivamente, sebbene il periodo di didattica a distanza non si possa certo considerare come una vacanza, e anzi, per certi aspetti è stato, almeno per quanto mi riguarda, più impegnativo delle normali lezioni in presenza, è passato diverso tempo dall’ultima volta che ho varcato la soglia della mia scuola. Ciononostante, quella con cui io e gli altri miei compagni non abbiamo di certo perso confidenza è la complicità che fa di un gruppo di studenti una classe, malgrado i mesi trascorsi. Smetto di fare queste riflessioni e mi concentro sulla docente che sta per spiegarci le misure di sicurezza messe in campo per affrontare questo periodo del tutto eccezionale.
Ci facciamo così un’idea chiara di come, anche se muniti di mascherina, la nostra libertà di movimento all’interno dell’edificio scolastico, nonché della nostra aula, sia drasticamente ridotta e con essa anche la nostra possibilità di interagire con gli studenti delle altre classi, persino durante gli intervalli. Ore 12.00 suona la campanella e, scortati dalla docente, scendiamo le scale e usciamo: le prove generali del ritorno alla normalità sono finite e con loro anche l’ultimo ed il più particolare dei miei primi giorni di scuola.