Il conto alla rovescia verso la Brexit non si ferma, con il 31 ottobre fissato come data ultima per la stipula di un accordo di separazione defintivo, ma da una situazione di stallo che aveva fatto preoccupare, all’inizio dell’estate, il capo dei negoziatori Ue, Michel Barnier, si è passati addirittura a un tentativo da parte del governo britannico di rivedere i termini del divorzio firmato a inizio anno dalle parti. Il premier Boris Johnson ha infatti annunciato di voler presentare mercoledì al Parlamento di Westminster una legge interpretativa dell’accordo sulla delicata questione del protocollo che impegna a garantire il mantenimento di un confine senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord. Decisione che ha provocato la protesta delle opposizioni e di Bruxelles, con il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che si è detto “profondamente preoccupato. Ci auguriamo che i patti vengano rispettati. Qualsiasi tentativo da parte del Regno Unito di minare l’accordo avrebbe gravi conseguenze“.

L’esecutivo di Londra è arrivato addirittura ad ammettere che in caso di approvazione di questa legge si configurerebbe “una violazione del diritto internazionale”, seppur “limitata”, come ha detto alla Camera dei Comuni Brandon Lewis, ministro dell’Irlanda del Nord di Boris Johnson. “Una violazione di un Trattato” che rappresenta “un obbligo di diritto internazionale”, insistono da Bruxelles. Tanto che anche il capo del dipartimento legale del governo britannico, Jonathan Jones, si è dimesso in aperto contrasto con la decisione del premier, secondo quanto scrive il Finacial Times.

Incalzato sul tema in un’audizione dal presidente della commissione Giustizia dei Comuni, Bob Neill, il ministro Lewis ha aggiunto che si tratta di rivendicare al Parlamento britannico “il potere di disapplicare l’articolo 4” del protocollo sull’Irlanda “in certe circostanze definite molto strettamente”, ove non si arrivi a un’intesa commerciale con l’Ue sulle relazioni future. “Ci sono precedenti in cui il Regno Unito come altri Paesi hanno dovuto considerare un cambiamento dei loro obblighi internazionali”, ha concluso.

In precedenza, un portavoce di Downing Street aveva difeso l’iniziativa legislativa parlando di “ambiguità” nel testo del protocollo irlandese contenuto nell’accordo di recesso dall’Ue che solo una successiva intesa sulle relazioni commerciali future può sciogliere. E che altrimenti Londra si riserva di risolvere anche in modo unilaterale.

Un atteggiamento che allarma l’Ue che invita Londra a rispettare i patti firmati. “Tra 114 giorni, il diritto comunitario non sarà più applicabile nel Regno Unito. Il tempo non è dalla nostra parte e francamente sono profondamente preoccupato, considerando la mancanza di progressi nei negoziati in questa fase avanzata”, ha detto Sassoli. “Pur non volendo un accordo ad ogni costo – ha aggiunto -, esortiamo il Regno Unito a lavorare con noi in maniera costruttiva e a trovare dei compromessi che siano nell’interesse di entrambe le parti”.

Il presidente dell’Eurocamera sottolinea poi che “per quanto riguarda l’attuazione dell’accordo di recesso, la fiducia e la credibilità sono fondamentali. Ci aspettiamo che il Regno Unito rispetti pienamente gli impegni che ha negoziato e sottoscritto l’anno scorso, soprattutto per quanto riguarda i diritti dei cittadini e l’Irlanda del Nord”.

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