È l’amico che Willy Monteiro Duarte voleva difendere dalla furia dei coetanei che l’hanno pestato a morte, e che ora sono accusati di averlo ucciso a calci e pugni. Federico Zurma, 21 anni, la notte di sabato è stato aggredito dai 4 ragazzi: a quel punto è intervenuto Willy. “Si è messo tra me e loro. Mi stavano picchiando quando ho visto Willy. Ha cercato di mettere pace, ma hanno iniziato a picchiarlo in quattro”, ha raccontato a Repubblica. “Uno di loro lo ha colpito con un calcio micidiale alla pancia. Willy è rimbalzato a terra, facendosi forza sulle braccia ha provato a rialzarsi, ma gli ha subito sferrato un pugno sulla testa”, prosegue il giovane che, in un’intervista al Corriere della Sera sottolinea come si porterà “a vita il ricordo di quella notte”. “Willy era un ragazzo equilibrato, è intervenuto con intento pacifico e per riportare gli animi alla calma”, racconta ancora Federico che, conferma di essere “stato ascoltato dai carabinieri” e dice di sapere che dovrà “deporre a un processo nei confronti del gruppo di aggressori”.
Il video – E a poche ore dal pestaggio, Gabriele Bianchi, 26 anni, sul suo profilo Facebook, aveva postato alle 6.39 di mattina un video con due scimmie pieno di allusioni, parolacce ed emoticon, scrive la Stampa. Un video sommerso da commenti e insulti dagli utenti del social. Bianchi è uno dei cinque indagati insieme al fratello Marco, 24 anni, Mario Pincarelli, Francesco Belleggia e un quinto ragazzo.
Il prefetto: “Non possiamo controllare tutto, ma sì a maggiore attenzione” – Intanto, nel giorno in cui è attesa la convalida del fermo, interviene il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, che definisce quanto accaduto “una cosa tristissima e molto preoccupante. Oggi vedrò il sindaco di Colleferro, per portare il segno di vicinanza dello Stato, sia spirituale sia perché siamo pronti ad analizzare nel profondo questa vicenda. Perché – ha aggiunto – se ci sono aspetti che vanno oltre l’episodio intendiamo affrontarli con le dovute maniere. Una cosa che riesce difficile commentare”.
Quanto al tema del controllo del territorio, ha specificato: “L’aggressione è avvenuta in prossimità di una stazione dei carabinieri e sono intervenuti rapidamente – ha aggiunto -. Non possiamo immaginare che sia controllabile tutto, anche le derive culturali, che possono esserci in certi ambienti e che possono portare a fenomeni di questo tipo. Io credo che le condizioni da valutare siano delle ‘precondizioni’, valuteremo se c’è qualcosa da migliorare. Ci approcciamo in maniera molto laica ma certamente non lasceremo passare l’episodio come se fosse stato qualcosa di casuale, che è avvenuto come fosse stato un accidente della vita. Abbiamo un obbligo anche per onorare la memoria di questo ragazzo – ha concluso il prefetto – di fare tutto il possibile perché sia un atto di inizio di una maggiore attenzione sulla fenomenologia di carattere sociale in certi ambienti giovanili“.