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Voto ai 18enni per il Senato, bocciato il rinvio della riforma chiesto dal centrodestra: il ddl arriva a Palazzo Madama

Il disegno di legge di riforma costituzionale, chiesto dal Pd tra le riforme che dovranno accompagnare il taglio dei parlamentari, ha ricevuto il primo via libera alla Camera il 31 luglio 2019, ma in totale servono quattro passaggi. Italia viva spingono per un'ulteriore modifica: abbassamento dell'età dell'elettorato passivo. I dem contrari. Perplessità anche tra i 5 stelle

Non ci sono solo la riforma della legge elettorale e i correttivi costituzionali che hanno iniziato il loro percorso a Montecitorio. In Senato la maggioranza sta cercando di sbloccare i lavori su un altro punto dell’accordo di governo Pd-M5s: la possibilità per i 18enni di votare anche per eleggere i rappresentanti di Palazzo Madama. Il ddl di riforma costituzionale, chiesto dal Pd tra le riforme che dovranno accompagnare il taglio dei parlamentari, ha ricevuto il primo via libera alla Camera il 31 luglio 2019, ma in totale servono quattro passaggi in Aula. L’obiettivo è la modifica dell’articolo 58 della Costituzione che attualmente prevede che gli elettori del Senato devono avere almeno 25 anni e si possa essere eletti dai 40 anni in su.

Il Senato inizierà a discuterne domani mercoledì 9 settembre alle 10. Inizialmente il centrodestra ha tentato di posticipare la discussione a dopo l’election day: proprio come alla Camera, i partiti di opposizione stanno cercando di fare ostruzionismo contro il patto per le riforme della maggioranza. Messa ai voti però, la proposta di Lega, Fi e Fdi è stata bocciata. “Ci sembra più corretto aspettare l’esito del referendum, prima di affrontare un altro passaggio altrettanto importante su questo tema”, aveva detto il capogruppo leghista Massimiliano Romeo. A fargli eco il vicepresidente vicario di Forza Italia Lucio Malan: “Siamo favorevoli al rinvio perché questo disegno di legge non deve essere uno spot elettorale per qualcuno. Incide sulla Costituzione e quindi merita rispetto a adeguata discussione”.

Ma le tensioni non mancano neanche dalle parti della maggioranza. Se tra i 5 stelle non manca chi ha espresso perplessità sul rischio di rendere ancora più “simili le due Camere”, chi vorrebbe la modifica del ddl è Italia viva. I renziani infatti hanno chiesto che non solo l’elettorato attivo sia equiparato a quello di Montecitorio (18 anni), ma anche quello passivo: ovvero che per essere eletti a Palazzo Madama non si debbano avere più almeno 40 anni, ma 25. Una modifica che è stata approvata in commissione Affari costituzionali a gennaio scorso, ma che ora la maggioranza vorrebbe che fosse stralciata per evitare intoppi. “Assurdo non voler modificare l’elettorato passivo quando si va a modificare quello attivo”, ha detto la renziana Laura Garavini (che tra le altre cose ha già annunciato il suo No al taglio dei parlamentari). “Svecchiare il Parlamento significa non solo abbassare l’età degli elettori a 18 anni, ma consentire ai 25enni di entrare in Senato. Voteremo contro lo stralcio di questa modifica costituzionale che è sempre più necessaria a rinnovare la classe dirigente del Paese”. Per il capogruppo dem Andrea Marcucci è necessario procedere senza l’ulteriore modifica: “Vorrebbe dire soltanto non approvarlo entro questa legislatura”. Infatti se il testo di riforma costituzionale dovesse essere cambiato a Palazzo Madama, servirebbe poi un’ulteriore lettura della Camera (oltre alle tre già mancanti).