“Presidente, qui le devono delle scuse“. La frase è ancora sospesa a metà quando i consiglieri di centrodestra scattano in piedi, ad applaudirla, ancorché sieda tra i banchi della minoranza. A pronunciarla, suscitando i malumori delle opposizioni e la reazione entusiasta di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, è la consigliera di Italia viva, Patrizia Baffi. Il tutto succede mentre al Pirellone è in corso il dibattito sulla mozione di sfiducia – poi respinta – ad Attilio Fontana.
“Trovo un atto di crudeltà addossare a una persona la responsabilità di 16mila morti”, aveva detto Baffi, riferendosi sempre al numero uno della Regione Lombardia. “La mozione di oggi conferma un metodo d’assalto finalizzato a sollecitare istinti forcaioli che hanno contribuito a creare un clima da anni di piombo. Lo abbiamo visto anche fuori da questo palazzo”. Poco prima del dibattito, di fronte all’ingresso, i militanti dei Carc avevano appeso uno striscione con la scritta “Fontana assassino”. “Oggi è un giorno triste – ha proseguito – perché l’opposizione finge di ergersi a giudice della maggioranza con un mero gioco delle parti ancor più discutibile perché messo in campo in piena pandemia“. Applausi dai colleghi del centrodestra, con in testa Lega; “vergogna” e “buu” dalle opposizioni. “Se vi do fastidio, posso anche cambiare posto”, ha replicato.
Baffi è l’unica rappresentante del partito di Matteo Renzi in Consiglio e prima della pausa estiva si era si era rifiutata di firmare la mozione contro Fontana, promossa dal M5s e siglata da tutti gli altri gruppi di minoranza, cioè Pd, +Europa, Azione e Lombardi Civici Europeisti. Oggi, la sua spiegazione: “È una perdita di tempo perché non avete né i numeri né le prove per emettere un verdetto di condanna”. Poi il duro affondo nei confronti delle opposizioni: “Da parte della minoranza sono stata messa alla gogna, sono stata sottoposta a un linciaggio mediatico anche dai consiglieri democratici, che di democratico ormai non hanno più nulla. Mentre io guardavo negli occhi la morte, c’era chi qui inneggiava agli aperitivi, non rendendosi conto di quello che succedeva”. Altri applausi.
Così Baffi ha annunciato, nel clima teso dell’Aula del Pirellone, di non partecipare alla mozione di sfiducia. A fine maggio la consigliera di Italia viva era stata bersaglio di polemiche dopo la sua sorprendente elezione a presidente della commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza coronavirus in Lombardia. Le opposizioni, da regolamento, aveva avanzato la propria candidatura (Jacopo Scandella del Pd) ma Lega, FI e FdI avevano fatto convergere i propri voti su Baffi attraverso quello che è sembrato da tutte le parti uno sgarbo istituzionale. Qual era stato il merito della consigliera di Renzi? Non aver votato il 4 di maggio la mozione di sfiducia all’assessore al Welfare, Giulio Gallera, e aver più volte mostrato il proprio apprezzamento a Fontana (“Presidente, ci fidiamo di te”, aveva twittato mentre posava, sorridente, accanto a Fontana). Il risultato del caos politico di quei giorni si sta riflettendo ancor’oggi. Dopo mesi di stallo (e il ritiro di Baffi dalla presidenza), infatti, la commissione d’inchiesta è ancora bloccata, anche se la Lega avrebbe dato l’ok al dem Gian Antonio Girelli dopo che il Pd aveva ritirato circa mille emendamenti alla legge di Bilancio. Come da previsioni, la mozione di sfiducia nei confronti di Fontana è stata bocciata: 49 i contrari e 29 i favorevoli. Baffi non ha preso parte al voto.
Twitter: @albmarzocchi