Secondo quanto risulta a Ilfattoquotidiano.it, Francesco Belleggia, difeso dall’avvocato Vito Perugini, ha fornito una versione dei fatti accaduti domenica notte totalmente differente da quella messa a verbale dai fratelli Gabriele e Marco Bianchi e da Mario Pincarelli, che asseriscono di non aver “nemmeno toccato” il 21enne. Stando al racconto del giovane, ad affrontarsi sono stati il gruppo di Colleferro e quello di Artena, di cui facevano parte i presunti assassini
Francesco Belleggia conferma tutto e smentisce i tre sodali accusati dell’omicidio Willy Monteiro Duarte. Il 23enne, difeso dall’avvocato Vito Perugini, ha fornito una versione dei fatti accaduti la notte tra sabato e domenica scorsi a Colleferro, in provincia di Roma, totalmente differente da quella messa a verbale dai fratelli Gabriele e Marco Bianchi e da Mario Pincarelli, che invece asseriscono di non aver “nemmeno toccato” il ragazzo. Un racconto dei fatti, emerso durante l’interrogatorio di garanzia, molto più aderente alla prima ricostruzione dei carabinieri, che hanno arrestato i quattro in flagranza di reato. La convalida ancora non è stata comunicata via pec ai legali ma fonti inquirenti la danno per scontata.
Il racconto: la rissa “alla Trainspotting” – Belleggia avrebbe confermato l’arrivo a Colleferro del suv con a bordo i fratelli Bianchi e il quinto indagato – la cui identità è ancora riservata – con l’intento dare supporto Pincarelli, nel pieno di un litigio con un gruppo di ragazzi del posto (fra cui l’ex compagno di classe di Willy). Secondo il racconto del giovane ad affrontarsi in una rissa “alla Trainspotting” sono stati il gruppo di Colleferro e quello di Artena, di cui facevano parte i presunti assassini. All’arrivo dei “rinforzi” sarebbero volati calci e pugni e colpi di karate, in cui, come noto, ha avuto la peggio Monteiro Duarte. Il quale – va ricordato – vi è finito in mezzo quasi per caso, vittima della furia che aveva spinto i ragazzi del comune limitrofo a lasciare il ristorante del primogenito dei fratelli Bianchi, Alessandro, e a correre in soccorso dell’amico “in difficoltà”. Questa, almeno, la versione dell’indagato che, comunque “sta collaborando con gli inquirenti”. Sempre Belleggia, dal canto suo, ha riferito di “non aver colpito Willy”.
La versione dei Bianchi e l’analisi degli smartphone – Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giuseppe Boccarrato e al pm Luigi Paoletti, i fratelli Bianchi hanno fornito una versione totalmente differente, negando di aver colpito il 21enne di origini capoverdiane e, in generale, di aver utilizzato mosse di arti marziali. “C’è stata al massimo qualche spinta, ma nessun colpo proibito”, avrebbero raccontato ai pm. Una versione che non trova alcun riscontro, tuttavia, nel racconto dei testimoni. Gli avvocati Massimiliano e Mario Pica, che difendono anche Pincarelli, hanno annunciato che produrranno nuove testimonianze. Già mercoledì mattina sono attesi nuovi interrogatori a Velletri. Sul fronte delle indagini, il lavoro dei magistrati ora si sposterà a raccogliere gli ulteriori elementi di prova per ricostruire con precisione l’accaduto. Domani ci sarà l’esame autoptico, decisivo per capire la “qualità” del colpo con il quale Willy è stato ucciso. Non essendoci immagini in grado di chiarire quanto accaduto, nei prossimi giorni verranno analizzate le celle degli smartphone degli indagati e il contenuto dei loro telefoni cellulari.
La fiaccolata a Roma aspettando le esequie – In attesa di chiarire con certezza la dinamica dei fatti, sabato pomeriggio in piazza San Giovanni a Roma si svolgerà una cerimonia silenziosa per ricordare il 21enne di Colleferro. La preghiera sarà guidata dal vescovo Abba Mussie Zeraie ed è prevista una fiaccolata conclusiva. Ad organizzare l’iniziativa, l’associazione Neri italiani black italians (Nibi), che ha ottenuto anche l’autorizzazione da parte dei famigliari del giovane. La data dei funerali è ancora da stabilire, ma a Colleferro, Paliano e in diversi comuni dei Castelli romani si osserverà il lutto cittadino. Di certo, per ora le famiglie dei quattro arrestati non hanno avuto contatti con la famiglia Monteiro Duarte: “E mi auguro che non lo facciano perché non è questo il momento. Questo è il momento del rispetto del dolore, non delle farse”, ha detto l’avvocato Domenico Marzo, che assiste la coppia capoverdiana. Molto aprezzata, invece, la telefonata del premier Giuseppe Conte.