Dopo le scarcerazioni, la locale di ‘ndrangheta si era ricostituita e aveva fatto affari d’oro anche con la gestione di alcuni parcheggi privati per i passeggeri dell’aeroporto di Malpensa. Per questo, 22 esponenti della locale di Legnano e Lonate Pozzolo, nel Varesotto, sono stati condannati oggi con pene fino a 18 anni di carcere. A emettere la sentenza è stata il gup Anna Magelli, che ha raccolto le richieste dei pm della Direzione distrettuale antimafia Cecilia Vassena e Alessandra Cerreti, titolari dell’inchiesta che aveva disarticolato la locale legata alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone).

Le indagini, partite nell’aprile 2017, avevano documentato la capacità dell’associazione di infiltrarsi negli apparati istituzionali dell’area di Varese e il processo di ridefinizione degli assetti organizzativi del clan mafioso, a seguito della scarcerazione di due boss condannati nei processi Infinito e Bad Boys. Nel 2019 l’operazione Krimisia, partita dalla denuncia di un imprenditore lombardo che voleva aprire un parcheggio a Malpensa senza scendere a compromessi con i mafiosi, aveva portato all’arresto di 34 persone (27 in carcere, 7 ai domiciliari) accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico.

Questa mattina, il giudice Magelli ha inflitto 18 anni di carcere al presunto boss Mario Filippelli e 14 anni e 8 mesi per Vincenzo Rispoli, già condannato in via definitiva come capo della locale di Legnano-Lonate Pozzolo. Tra i condannati, con 8 anni e 8 mesi, c’è anche l’ex consigliere comunale di Fratelli D’Italia a Ferno Enzo Misiano. Sentenza di colpevolezza pure per Emanuele De Castro e il figlio Salvatore, rispettivamente condannati a 5 anni e 2 anni e 2 mesi: dopo essere finiti agli arresti nel luglio 2019 con l’operazione Krimisia, hanno deciso di collaborare con inquirenti e investigatori. Per coloro che rispondono di associazione di stampo mafioso è stata disposta anche la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni.

Il giudice ha dichiarato l’impossibilità a procedere per due imputati per il reato di estorsione in percosse, in quanto manca la querela. È stato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” Giovanni Vincenzino, investigatore privato e per anni consulente esterno della Procura di Busto Arsizio e di Varese, che però è stato arrestato di nuovo qualche giorno fa.

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