“Il fatto che ieri il Pd si sia espresso per il Sì al referendum” sul taglio dei parlamentari “rafforza l’alleanza di governo“. Con la decisione di schierarsi ufficialmente a favore della riduzione delle poltrone, non solo il Pd rispetta il patto di governo stretto un anno fa col M5s, ma sembra aver aperto una nuova fase di intesa con gli alleati. A dirlo oggi è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha risposto ai segnali del Pd arrivando fino a blindare l’accordo che tiene in piedi l’esecutivo. Da Di Maio è arrivato infatti, non sola l’apprezzamento per la decisione, ma anche la garanzia che, in risposta alla lealtà dei dem, i 5 stelle andranno avanti sulle riforme che devono accompagnare il taglio: “Il Sì del Pd ci permette di affrontare le prossime due settimane con la lealtà che ha sempre contraddistinto questa coalizione”, ha detto. Ora “terremo fede ai patti sulla legge elettorale” e sulle modifiche ai regolamenti parlamentari, ha aggiunto Di Maio, osservando che “le stesse opposizioni, dichiarando di votare per il Sì, sono coerenti con la legge che hanno votato in Parlamento in passato”. Insomma, se la decisione della direzione Pd di schierarsi per il Sì è arrivata a soli 13 giorni dal voto e per certi versi è stata sofferta, l’esito lascia soddisfatti entrambi gli alleati. E, non è un caso, proprio stasera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parteciperà alla Festa dell’Unità come ospite.
Il fronte delle riforme rimane comunque molto caldo: se è impossibile che si arrivi all’approvazione prima dell’election day è anche vero che si attendono segnali di accelerazione che possano tranquillizzare anche le fronde più diffidenti. Oggi era atteso il voto sul testo base della legge elettorale a Montecitorio, ma la votazione è slittata a giovedì per evitare una rottura con il centrodestra. Che invece cerca in tutti i modi di fare ostruzionismo. Lega, Fdi e Forza Italia hanno infatti chiesto che, prima del voto, si svolgesse la discussione generale sul provvedimento: il testo da cui si parte è il Germanicum, un sistema proporzionale con soglia al 5 per cento che però non mette d’accordo tutti i partiti. Il Pd con il capogruppo Stefano Ceccanti ha ribadito la volontà di procedere col voto come già stabilito. Una riunione dell’ufficio di presidenza ha sciolto il nodo con la decisione del presidente della commissione, Giuseppe Brescia, di fissare per giovedì pomeriggio la votazione dopo il voto finale sul dl Semplificazioni. “A chi presiede una commissione”, ha dichiarato Brescia, “spetta ascoltare le posizioni di tutti i gruppi e garantire un buon andamento dei lavori rispettando il calendario stabilito dalla Conferenza dei capigruppo. La soluzione di un ulteriore, ma definitivo, slittamento a giovedì per l’adozione del testo base sulla legge elettorale è una decisione equilibrata. L’unica possibile per garantire i diritti di tutti, anche il diritto della maggioranza di votare”.
Intanto Leu ha fatto sapere che, sulla legge elettorale, si asterrà:”Come annunciato da tempo, esprimeremo un voto di astensione sull’adozione del testo base della nuova legge elettorale”, ha detto il capogruppo in commissione Federico Fornaro. In questa fase storica e politica, infatti, il sistema elettorale fondato sulla formula proporzionale è quello che si adatta meglio al nostro Paese e consente di mettere in sicurezza anche la Costituzione. L’auspicio è quello che già nel passaggio in Commissione si possa rivedere la soglia di sbarramento al 5%, eccessivamente penalizzante della articolazione della rappresentanza politica nel nostro paese”.
Un’altra partita fondamentale sarà quella delle preferenze o della preferenza unica. I 5 stelle nei giorni scorsi, tramite le parole di Giuseppe Brescia, avevano annunciato l’intenzione di presentare un emendamento che mettesse fine alle liste bloccate. E oggi, nel suo blog su ilfattoquotidiano.it, il deputato M5s Luigi Gallo ha annunciato di aver scritto un emendamento che chiede di introdurre la doppia preferenza di genere. Al momento la discussione è abbastanza prematura: prima i partiti dovranno accordarsi sul testo da cui iniziare la discussione e poi inizierà il confronto sulle modifiche e gli interventi.