Nuovo botta e risposta tra Open Fiber e Infratel riguardo ai dati sullo sviluppo della banda ultralarga. Per tramite del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che in audizione alla Camera non ha fatto sconti alla società partecipata alla pari da Enel e Cassa depositi e prestiti sugli sforzi fatti per portare la fibra nelle aree a fallimento di mercato: “Open Fiber come noto ha comunicato che il piano sarà completato nel 2023, in realtà i dati che Infratel (società in house del ministero, ndr) ci dà rispetto ai progetti esecutivi ci dice che anche il 2023 non sarà raggiunto”.
A stretto giro arriva la risposta: “A oggi, nonostante le note difficoltà in cui versa il progettista incaricato, Open Fiber ha consegnato 3.045 progetti esecutivi, che garantiscono l’operatività fino a tutto il 2021. La progettazione non costituisce quindi un ostacolo o un impedimento alla realizzazione del progetto BUL entro il 2023″. In serata però fonti Infratel hanno ribadito che i dati forniti in Commissione “sono assolutamente corretti”.
L’altro punto affrontato da Patuanelli riguarda il futuro della rete unica per la quale c’è l’intesa di massima fra Tim e Cdp ancora da sviluppare passando per la fusione fra Fibercop e Open Fiber: “Una società che nasce esclusivamente con la fibra può essere il punto di partenza ma non deve essere il punto di arrivo”, dice il ministro, implicando che in futuro potrà allargarsi al 5G e al cloud.
Ma la strada è lunga e uno dei nodi è costituito proprio da Open Fiber, e in particolare dalle intenzioni dell’azionista Enel per la cui partecipazione del 50% (pari a quella della Cdp) c’è un’offerta dal fondo Macquaire, che secondo la stampa avrebbe portato la valutazione complessiva a ridosso dei 7 miliardi. La proposta potrebbe finire sul tavolo del Cda del gruppo energetico la prossima settimana. Intanto il consiglio di amministrazione della Rai ha dato mandato all’unanimità all’ad di chiedere di partecipare a iniziative e tavoli, in particolare della componente pubblica, perché la Rai abbia un ruolo a garanzia della neutralità della rete e dello sviluppo delle infrastrutture. Il board ha approfondito i temi relativi allo sviluppo della banda ultralarga attraverso le varie iniziative sulle quali la Rai è impegnata, afferma la società, tra cui la content delivery network, la sperimentazione del trasporto attraverso la partnership di Open Fiber dei contenuti in altissima definizione su reti in fibra ottica.
Per spingere sull’acceleratore e portare la fibra in tutta Italia le risorse del Recovery Fund saranno decisive accanto ad altri fondi pubblici che di fatto saranno gestiti da AccessCo. Questo il nome delle futura società per la Rete Unica per la quale si paventa anche il rischio di monopolio. Ma nel memorandum of understanding fra Tim e Cdp qualche paletto è già stato messo per contenere il socio privato: uno fra tutti, il Cda di 15 componenti di cui 7 espressione del gruppo di tlc, che ha come maggior azionista Vivendi, e cinque della Cassa Depositi e Prestiti e il resto di altri soci di minoranza in quello che sarà un coinvestimento aperto.
La prima tappa riguarda Fibercop, dove accanto e Fastweb entra il fondo Kkr. L’operazione, che riguarda la rete secondaria dell’ex monopolista, è all’attenzione dell’antitrust Ue e se Bruxelles deciderà di aprire ufficialmente il file con la notifica dell’operazione i tempi sarano brevi e il via libera dovrebbe arrivare entro novembre. La primavera del prossimo anno è invece l’arco temporale prefissato per la fusione con Open Fiber e la partenza dell’iter autorizzativo.
“E’ chiaro che le regole europee dovranno essere rispettate. Chiediamo che sia il regolatore europeo che quello italiano siano molto molto rigidi nell’individuare i limiti e il perimetro in cui deve muoversi la nuova società della rete e delle reti”, ha sottolineato il ministro Patuanelli puntualizzando che “stiamo parlando di società quotate e private: non si può pensare di intervenire a proprio piacimento”.