Lesioni evidenti sul cranio del piccolo Gioele: un incidente, una caduta? Non è ancora possibile dirlo con certezza ma è entrato nel vivo questa settimana l’esame autoptico sul capo del bimbo. E nonostante il ritardo nel ritrovamento (avvenuto 16 giorni dopo la scomparsa), il corpicino del piccolo presenta degli indizi evidenti. Un tour de force negli ultimi giorni per le due consulenti della procura, Elvira Ventura Spagnolo e Daniela Sapienza, al lavoro per stabilire la causa di quelle lesioni. I resti aumentano di giorno in giorno: i ricercatori, infatti, si trovano ancora sul campo e negli ultimi giorni sono state identificate altre parti importanti.

Quel che è certo finora è che i segni sul cranio sono compatibili sia con l’ipotesi dell’incidente, sia con quella di una caduta, e alcuni addirittura con piaghe da decubito. L’aggressione degli animali selvatici sul corpo del bimbo lascia, infatti, aperta l’ipotesi che quelle lesioni possano essere avvenute post mortem. Per questo la scorsa settimana i consulenti della procura hanno avuto una riunione nell’ufficio della geologa forense, Roberta Somma, incaricata dalla procura. Somma, assieme a rilievi dell’entomologo Stefano Vanin sul pietriccio rinvenuto assieme ai resti, lavora per capire se il corpo è stato trascinato nel luogo in cui è stato ritrovato dall’ex brigadiere, una sorta di tana in mezzo ai rovi: da questo si presume sarà possibile capire se le lesioni sono state postume. Intanto i rilievi della scientifica hanno escluso ci fossero tracce di sangue sull’auto, mentre sono state trovate impronte di dita del piccolo Gioele sul parabrezza della Opel, lo stesso parabrezza sul quale gli esperti hanno mostrato un’ammaccatura, forse frutto di un precedente incidente, secondo quanto raccontato da Daniele Mondello, padre del bimbo e marito di Viviana Parisi.

Una vera e propria task force quella voluta dal capo della procura di Patti, Angelo Cavallo, per fare piena luce su quanto successo lo scorso 3 agosto, quando Viviana Parisi ha abbandonato sulla piazzola dell’autostrada la sua Opel, e con Gioele in braccio si è inoltrata nella campagna sottostante. La donna aveva appena avuto un incidente: aveva tentato di sorpassare un furgone ma aveva urtato il mezzo sbattendo su più lati, forando una ruota. A quel punto si era fermata e ancora dentro la galleria aveva preso in braccio Gioele per correre via dal luogo dell’incidente.

I due uomini sul furgone, due operai di una ditta che ha in appalto dei lavori di manutenzione per conto dell’Enel (e non del Consorzio autostrade siciliane, come è stato scritto), erano scesi dal furgone e si erano affrettati a mettere i segnali per avvisare gli altri automobilisti dell’avvenuto incidente. Altre persone si sono invece fermate nella piazzola all’uscita della galleria Pizzo Turda per verificare le condizioni dei conducenti. Tra questi una famiglia di turisti brianzoli, il cui padre, 13 giorni dopo l’incidente, e dopo vari appelli del procuratore, ha raccontato di avere tentato di seguire la donna nel percorso verso la campagna per darle assistenza ma la donna si sarebbe volatilizzata. Dopo 5 giorni di ricerche, il corpo di Viviana Parisi è stato ritrovato dai Vigili del fuoco ai piedi di un traliccio, in una posizione compatibile con un salto, dal momento che il cadavere si trovava a tre metri di distanza dalla struttura, per questo l’ipotesi più accreditata dopo l’esame autoptico sul corpo di Viviana è il suicidio. Ma si può parlare ancora soltanto di ipotesi.

Al vaglio degli inquirenti ancora molti elementi, anche l’interrogatorio dei proprietari dei terreni della campagna di Caronia sotto l’autostrada e le analisi sui Rottweiller di uno dei due proprietari. Mentre si attende soprattutto l’esito dei rilievi degli ingegneri Santi Mangano e Roberto Della Rovere che in questi giorni hanno ricostruito la dinamica dell’incidente. Gioele è morto sbattendo la testa in auto e Viviana si è lanciata dal traliccio per disperazione? La task force voluta dalla procura di Patti consegnerà l’esito dei rilievi nei prossimi mesi. Al vaglio anche le condizioni psico-emotive di Viviana. Lo psichiatra, Massimo Picozzi, sta studiando i due certificati rilasciati alla donna: uno dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, dove la donna è stata portata lo scorso marzo dopo la chiamata di alcuni vicini allarmati dalle sue grida, il secondo dal Policlinico di Messina dove Viviana ha fatto una flebo dopo avere ingerito 8 pasticche dell’antipsicotico che le era stato prescritto a Barcellona. All’attenzione di Picozzi anche le registrazioni audio dei momenti critici di Viviana durante il lockdown: la donna sfogava il suo malessere gridando in terrazza passi della Bibbia, ma anche davanti al sagrato della chiesa di Venetico. Momenti di intensa sofferenza di Viviana allarmavano il marito che la registrava per poi inviare tutto al suocero, Luigino Parisi: adesso sono diventati elementi importanti per ricostruire la situazione della donna precedente alla morte. Sulla quale però non si può ancora tracciare una linea.

Cosa sia successo quella mattina del 3 agosto è al momento ancora un mistero. Quello che è chiaro, tuttavia, è che è stato preceduto da un lungo periodo di sofferenza della dj che da dieci anni si era trasferita da Torino a Venetico, piccolo paesino della costa messinese, abitato perlopiù per le vacanze estive e dove la coppia viveva senza avere stretto legami con nessuno. Da 4 anni, cioè dalla nascita del piccolo Gioele aveva smesso di fare le serate, occupandosi del bambino a tempo pieno. “Daniele aveva mollato tutto per starle più vicino”, ha raccontato Emanuele Morabito, amico di Mondello, al quale ha dato la possibilità di lavorare nella sua ditta come autista di un pulmino all’interno del cimitero monumentale di Messina. “Viviana non avrebbe mai toccato Gioele”, ripete incessantemente Daniele. “Un uomo molto innamorato della moglie”, così lo descrivono amici e parenti. Che assicurano: “Stava male ma poi migliorava, era difficile capire come intervenire”. Mentre il legale di Daniele, il cugino Claudio Mondello, sottolinea: “La presunzione di innocenza vale anche se sei morta”.

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