La Francia si prepara a un nuovo giro di vite. La “fase uno” di convivenza con il virus non sta andando come previsto, e a confermarlo sono i numeri: 50mila nuovi casi ogni settimana, 10mila positivi solo nelle ultime 24 ore. Il Comitato scientifico che affianca il governo francese ha constatato che le mascherine e il distanziamento non bastano più. In arrivo ci sono misure più restrittive, per cercare di arginare il contagio e i ricoveri: sono stati 352 in 24 ore, mentre nei reparti di rianimazione sono entrati da ieri 54 nuovi pazienti. A Marsiglia, i 70 posti della rianimazione sono già pieni e se ne stanno aggiungendo altri, in previsione della “seconda ondata”.
A complicare la situazione, ci sono le scuole, che in Francia hanno riaperto dieci giorni fa. Le autorità sanitarie ne hanno chiuse 32, più 524 classi che sono state rispedite a casa, a fare lezione a distanza. L’arrivo dei raffreddori e dei mali di stagione contribuisce a gettare nel caos genitori e insegnanti: il timore che possano essere sintomi di Covid costringe le famiglie a tenere i bambini a casa, con la difficoltà di non poterli lasciare da soli per andare a lavoro.
Per questo, il governo ha comunicato che i genitori costretti a rimanere a casa a causa dei bambini che non possono andare a scuola, avranno diritto alla cassa integrazione per i giorni di assenza. Nei prossimi giorni è attesa una nuova stretta sui comportamenti da seguire. Il presidente del Consiglio scientifico, Jean-François Delfraissy, ha anticipato “decisioni difficili” ma indispensabili per l’esecutivo. Oggi il presidente Emmanuel Macron ha cercato di non agitare ulteriormente gli animi, confermando decisioni importanti ma “su base locale” e soprattutto “senza cedere a nessuna forma di panico”. “Dobbiamo guardare alle prossime settimane”, ha spiegato Macron, cercando di “adeguarci all’evoluzione del virus provando a rallentarne la circolazione con le regole sanitarie e l’organizzazione della vita sociale”. “Dobbiamo farlo – ha continuato – permettendo di continuare a vivere, educare i nostri figli, occuparsi degli altri pazienti e delle altre patologie, avere una vita economica e sociale”.