In attesa dei miliardi del Recovery fund, in Italia si continua a frodare sui fondi Europei esattamente come negli anni precedenti. Ma la risposta delle nostre autorità è più celere e incisiva della media degli altri paesi dell’Unione. Lo certifica l’ultimo rapporto annuale dell’Ufficio europeo antifrode. L’Italia resta quarta nell’Unione per numero di irregolarità nella gestione dei fondi Ue 2015-2019. Con un numero di casi di frodi rilevate dalle autorità nazionali pari a 4.415, segue la Spagna (11.029 irregolarità), Polonia (5.017) e Romania (4.968). In totale in Europa l’Olaf ha registrato 45.737 casi di frodi nella gestione dei fondi nei 12 mesi del 2019. Situazione buona – se paragonata al numero di abitanti – in Germania (1376 casi), Francia (1233), Svezia (125).
“Autorità italiane collaborano il doppio degli altri”- I casi italiani hanno un impatto finanziario dell’1,22% sul totale dei fondi Ue ricevuti dal Paese, percentuale più bassa rispetto alla media Ue (1,91%). L’Italia risale un posto in classifica però, arrivando terza, quando si guarda al numero di indagini concluse dall’Olaf, con raccomandazioni di recupero dei finanziamenti: sono 22 casi, dopo i 43 dell’Ungheria e i 40 della Romania. Maglia nera in questa speciale classifica sono Finlandia, Cipro, Lussemburgo, Malta: nessuna indagine dell’Olaf si è conclusa con raccomandazioni di recupero. Bene la risposta delle autorità giudiziarie italiane, che hanno dato seguito al 62% dei casi segnalati dall’Olaf, contro una media europea ferma ad appena il 39%. Per fare un paragone, la Romania ha risposto il 46% di volte, la Francia il 50, la Germania addirittura solo il 13.
M5s: “Grande sensibilità delle forze inquirenti italiane” – “La risposta italiana alle presunte violazioni contro le frodi ai fondi europei è forte e va nella giusta direzione. Le autorità italiane, infatti, trasformano in indagine il 62% dei casi segnalati dall’Olaf, l’Ufficio Ue antifrode, contro una media europea di appena il 39%. Questo primato dimostra la grande sensibilità delle forze inquirenti italiane su un tema che coinvolge tutti ed è dirimente per il futuro del Paese. Come dimostrato in numerose inchieste in Italia e all’estero, le mani della criminalità organizzata si allungano sempre più spesso sui fondi europei, scippando così risorse destinate a cittadini, imprese e associazioni oneste. Bisogna aumentare la trasparenza nei processi decisionali e i controlli sull’impatto sul territorio del progetto finanziato, anche ex post”, scrivono in una nota congiunta le europarlamentari del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara e Sabrina Pignedoli.
“In aumento le frodi sui fondi per l’ambiente”- “Il nostro lavoro è una risorsa fondamentale per l’Europa in un momento in cui gli occhi di chi commette frodi sono puntati sul bilancio 2021-2027 e sui suoi 1,8 miliardi di euro destinati alla ripresa del continente dalle conseguenze della pandemia da Covid 19”, dice il direttore generale dell’Olaf, Ville Itälä. “Negli ultimi anni – ha aggiunto – abbiamo già osservato una tendenza al rialzo delle frodi ai danni dei fondi europei destinati a progetti a favore dell’ambiente e della sostenibilità. Il capitolo di approfondimento della nostra relazione annuale mostra l’aumento del volume di lavoro svolto nella lotta contro le frodi ambientali, con un tempismo particolarmente opportuno se consideriamo che il Green Deal è un elemento fondamentale degli sforzi di ripresa dell’Ue”.
Il rapporto e le frodi: recuperati 485 milioni di euro – Al netto dei numeri italiani, nel 2019 l’ufficio europeo antifrodi ha concluso 181 indagini, con 254 raccomandazioni alle autorità nazionali per il recupero di 485 milioni di euro e 223 nuove indagini avviate. I settori colpiti dalle indagini sono i più disparati: dalla collusione e manipolazione di appalti i finanziamenti per la ricerca. Tra i casi principali ci sono 3,3 milioni di euro recuperati da un complesso tentativo di manipolare un appalto per l’acquisto di macchinari per la lavorazione a maglia finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale. “Acquirenti e fornitori erano in collusione in quattro diversi progetti finanziati dall’Ue, con lo scopo di vendere e acquistare macchinari a prezzi gonfiati e così sottrarre denaro dai fondi dell’Ue per poi riciclarlo”, spiega una nota dell’Ufficio europeo antifrode. Sul fronte ambientale, invece, i funzionari dell’Olaf citano il Dieselgate: “Il denaro dell’UE destinato alla ricerca per ridurre le emissioni dei veicoli era invece stato utilizzato allo scopo di sviluppare un motore provvisto del famigerato ‘impianto di manipolazione’ che elude le norme dell’Ue in materia di emissioni”. Una voce sempre presente nei rapporti dell’antifrode è quella delle sigarette: nel 2019 ne sono state sequestrare oltre 251,4 milioni di contrabbando.