Con l’aumento delle infezioni da coronavirus in gran parte dell’Europa, un paese si distingue su tutti. E non è l’Italia. La Spagna questa settimana è diventata il primo stato dall’Ue a registrare più di mezzo milione di casi dall’inizio dell’epidemia. Negli ultimi 14 giorni, ha registrato 260 infezioni ogni 100.000 abitanti, il doppio del livello in Francia, il prossimo paese più colpito del continente. L’Italia con 32 si colloca nella parte bassa della classifica, dopo averla guidata per mesi. Il nostro Paese soffre meno dell’Inghilterra (39) ma più della Germania (21).
Il dato è stato elaborato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) che però avverte a prendere la classifica con prudenza: l’indicatore utilizzato – vale a dire il tasso di notifica a 14 giorni di nuovi casi COVID-19 – viene calcolato sulla base dei dati raccolti dall’Epidemic Intelligence dell’agenzia tramite varie fonti e sono influenzati dalla strategia di test locale, dalla capacità del laboratorio e dall’efficacia dei sistemi di sorveglianza. “Il confronto della situazione epidemiologica relativa al COVID-19 tra i paesi non dovrebbe pertanto essere basato solo su questi tassi. A livello di singolo paese, questo indicatore può tuttavia essere utile per monitorare la situazione nazionale nel tempo”, si legge sul sito.
Il dato però impressiona e il Financial Times lo riprende interrogandosi sulla situazione in Spagna che svetta nella classifica con uno stacco impressionante sugli altri paesi dell Ue: quasi il 10% degli spagnoli testati per il coronavirus infatti ha risultati positivi, molto al di sopra dei livelli in Francia, Italia, Germania e Regno Unito.In sostanza la Spagna riporta di nuovo fino a 10.000 nuovi casi al giorno, come ha fatto al culmine della pandemia a marzo e aprile. Ma i funzionari spagnoli insistono sul fatto che le cifre non sono confrontabili. Sostengono che a marzo è stato rilevato solo un caso su 10, il che significa che i conteggi giornalieri hanno mostrato solo un frammento del quadro reale. Ora, dicono, il tasso di rilevamento potrebbe essere compreso tra il 70 e il 90 per cento.
“Il modo in cui la pandemia si sta evolvendo ora non ha nulla a che fare con come si è sviluppata a marzo”, ha detto questa settimana María Jesús Montero, ministro e portavoce del governo. Il governo sottolinea che la Spagna non è la sola a soffrire della cosiddetta “seconda ondata”. Ma se fa parte di un fenomeno europeo più ampio, sta vivendo un’ondata di casi che supera quelli visti altrove.
In Spagna, come in gran parte del resto del mondo, l’età media dei casi di coronavirus è calata: a fine marzo era 59, oggi 38. Per questo il ministero della Salute e il governo hanno intensificato le campagne di sensibilizzazione e prevenzione sui rischi del virus per la popolazione più giovane, che lo trasmette attraverso comportamenti di socializzazione come feste, ritrovi etc.
Una pratica che sta destando preoccupazione – racconta il FT – è il “botellón”: grandi gruppi che bevono nei luoghi pubblici come alternativa economica al barshopping. Il ministero della salute sta diventando sempre più frenetico nei suoi tentativi di avvisare i giovani del rischio di infezione, rivolgendosi questa settimana a TikTok e ad altri social media per avvertire: “Questo non è un gioco”.