Dopo l'arresto di Martino Tamburrano, avvenuto nel marzo 2019, gli inquirenti si sono concentrati sulle persone che lo avrebbero favorito nel tentare di ampliare una discarica. Vicenda che, stando alle carte, gli ha garantito uno “stipendio” di 5mila euro al mese. Tra gli indagati c'è anche un maresciallo dei carabinieri e l'ex parlamentare forzista Giuseppe Tarantino
Finanzieri, carabinieri, imprenditori, assessori e persino un sindaco. Chiuse le indagini anche sugli uomini che ruotavano intorno all’ex presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano, arrestato per le tangenti sull’ampliamento di una discarica della provincia ionica a marzo 2019. Nelle scorse ore il procuratore facente funzioni Maurizio Carbone e il sostituto Enrico Bruschi hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini alle persone che avrebbero favorito l’ex presidente di Forza Italia a eludere le indagini e mandare avanti l’affare di ampliamento di una discarica. Vicenda che, secondo i finanzieri di Taranto, gli avrebbe permesso di ottenere tangenti per migliaia di euro: Tamburrano, infatti, in cambio di quell’autorizzazione avrebbe ottenuto uno “stipendio” di 5mila euro al mese e anche un Mercedes Glc.
Nel registro degli indagati è finito anche Antonio Albanese, il “ras” dei rifiuti in provincia di Taranto: a lui sono riconducibili la mega discarica Cisa spa di Massafra e una galassia di società, in passato anche in società con il gruppo Marcegaglia, che toccano una varietà di settori. Albanese è accusato di rivelazione di segreto istruttorio e di corruzione. A giugno 2017 l’imprenditore avrebbe venduto al finanziere Giuseppe Marzella un immobile per la somma di 210mila euro, anche se secondo l’accusa il valore reale dell’immobile era di 258mila euro: sono stati gli stessi colleghi della Guardia di finanza a scoprire che quei 48mila euro risparmiati potevano essere il prezzo che Albanese avrebbe pagato per ottenere l’aiuto di Marzella in caso di bisogno.
E per le fiamme gialle, circa un anno dopo, Marzella avrebbe svelato ad Albanese l’esistenza dell’indagine e l’avvio delle intercettazioni telefoniche nei confronti di Tamburrano e degli altri a cui l’imprenditore avrebbe poi spiattellato tutto. Gli uomini delle fiamme gialle di Taranto non hanno fatto sconti a nessuno e nell’inchiesta è finito un altro loro collega: si tratta di Francesco Lacorte, accusato di aver raccontato dell’esistenza di intercettazioni a carico dell’imprenditore Pasquale Lonoce, uno dei principali finanziatori di Tamburrano.
Ma nell’inchiesta è finito anche il sindaco di San Marzano di Giuseppe ed ex parlamentare di Forza Italia Giuseppe Tarantino: dalle indagini è infatti emerso che Tarantino, poco prima della sua elezione come primo cittadino del piccolo comune, avrebbe passato all’imprenditore Lonoce – che gestiva proprio in quel comune il servizio di raccolta rifiuti – una lunga lista di persone da assumere. In cambio Tarantino avrebbe ottenuto prima e dopo la campagna elettorale il sostegno dei neo assunti.
Nell’inchiesta, infine, è coinvolto il maresciallo dei carabinieri Antonio Bucci: l’accusa è di aver partecipato a incontri nei quali Tamburrano con i suoi sodali pianificava senza mezzi termini il disegno illecito per l’ampliamento della discarica, ma non avrebbe denunciato la vicenda all’autorità giudiziaria. Di conseguenza, secondo l’accusa avrebbe favorito la commissione del reato. L’inchiesta ha portato qualche mese fa pure al sequestro di beni nei confronti di Tamburrano e altri indagati per un totale di oltre 25 milioni di euro: un tesoro che per i finanzieri è il denaro incassato dalla società “Linea Ambiente” grazie all’accordo illecito raggiunto con l’allora presidente della Provincia.