L’idea è venuta a Edi Sanson, ex carabiniere. "I nostri diritti Onlus” fornirà supporto immediato alle vittime: avvocati, psicologi, medici, periti. "Vogliamo rimediare alla stortura per cui chi commette un reato ha più diritti di chi lo subisce". Dopo un mese i professionisti coinvolti sono già 65
L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa che soffre di un vuoto normativo che riguarda le vittime di reato: paradossalmente, infatti, trova maggiore assistenza immediata chi delinque piuttosto che la vittima. L’idea di colmare questa lacuna, non a livello costituzionale ma associativo, è venuta a Edi Sanson, per anni carabiniere al nucleo investigativo di Udine e ora in pensione e noto per le sue indagini relative alla vicenda del Mostro di Udine. “Pensate che un reo confesso, se indigente, ha un’immediata garanzia, mentre manca totalmente la fase di protezione della vittima che comprende l’assistenza immediata dopo il reato”, chiosa l’ex militare dell’Arma.
È sulla base di questo presupposto che, durante il lockdown di questa primavera, Sanson ha elaborato un’idea: riunire quanti più professionisti possibili all’interno di un’associazione di volontari che possa garantire una consulenza immediata alle vittime di reato. Lo scopo è contribuire a trovare le migliori soluzioni possibili per tentare di colmare il vuoto normativo legislativo italiano che determina lo sbilanciamento fra l’autore di un delitto e la vittima, nella prima fase delle indagini. Un vuoto che comincia dall’evento e arriva alla chiusura dell’istruttoria, così come disposto dall’art. 8 della direttiva 29/2012/UE che prevede il diritto di accesso ai servizi di assistenza, riservati e gratuiti, alle vittime di reato, ai loro famigliari e agli operanti nell’interesse della vittima, prima, durante e per un congruo periodo di tempo dopo il procedimento penale.
L’associazione, che conta dopo un mese dalla sua fondazione già 65 professionisti tra carabinieri in pensione e non, avvocati, ingegneri, infermieri, psicologi, medici legali e periti, si chiama “I nostri diritti Onlus” e ha già cominciato ad operare, sia sul territorio nazionale che su quello locale dov’è nata, cioè la provincia di Udine.
“Abbiamo appreso dalla stampa che il corpo della sventurata Sabrina Beccalli poteva essere stato erroneamente smaltito come rifiuto – per essere stato scambiato per la carcassa di un cane – e che la famiglia a causa delle limitate disponibilità economiche non avrebbe potuto nominare adeguati consulenti per le citate garanzie di legge”, racconta Sanson.
L’associazione ha dunque messo a disposizione gratuitamente la professionalità di alcuni suoi membri al fine di garantire nel contraddittorio la valutazione di ogni elemento d’indagine raccolto. “In questo modo cerchiamo di garantire la costante e reale conoscenza dello svolgimento dell’indagine con l’apporto di ulteriori elementi di valutazione all’Autorità Giudiziaria”. L’associazione ha l’ambizione di occuparsi anche di reati minori, dove spesso le vittime non si rendono conto nemmeno di essere tali. “Pensiamo ai reati sui più giovani, dove manca la formazione delle persone affinché si rendano conto di aver subito un sopruso”. Sanson pensa però anche alle molte persone anziane vittima di rapina. “Un anziano, che rimane spaesato dal fatto, ha diritto a rilasciare una testimonianza granitica che lo tuteli. È successo fin troppe volte che attendendo il processo le vittime morissero e il reato si estinguesse senza esito. Ma penso pure a chi subisce dei furti e anche se il maltolto viene restituito non c’è un risarcimento, magari dei serramenti che i malviventi hanno rotto per introdursi in casa”.
L’associazione “I nostri diritti Onlus” ha contattato, tra gli altri, il Generale Luciano Garofano già membro di una Fondazione che condivide gli stessi scopi e proponendo nell’ambito giudiziario progetti che hanno determinato la sottoscrizione di convenzioni con il Tribunale di Udine e realtà pubbliche e private. “La nostra ambizione è diventare così numerosi da far cambiare la normativa italiana”, chiosa Sanson.