Quando il 16 luglio scorso gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle di Milano fermarono Luca Sostegni mentre stava scappando in Brasile, il segretario del Carroccio Matteo Salvini negò di conoscere le persone coinvolte nell’inchiesta sulla compravendita “gonfiata” di un immobile per conto della Lombardia Film commission. “Da oggi querelo chiunque accosti il mio nome a gente mai vista né conosciuta“, tuonò l’ex ministro dell’Interno. Ma ora che tre commercialisti vicini alla Lega sono finiti ai domiciliari con l’accusa di aver architettato insieme a Sostegni la compravendita “gonfiata” di un palazzo a Cormano per conto della Film Commission, Salvini sostiene di “conoscere due delle tre persone” arrestate. Eppure già nel giorno dell’arresto di Sostegni era emerso che l’indagine riguardasse i tre professionisti noti per essere vicini alla Lega: erano indagati e ora si scopre che già all’epoca i pm di Milano avevano chiesto il loro arresto. La discovery dell’indagine era avvenuta perché Sostegni stava per fuggire in Brasile.
L’ordinanza del gip di Milano eseguita nel pomeriggio del 10 settembre riguarda Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri: tutti e tre sono citati più volte nei vari rivoli delle inchieste sui 49 milioni di euro di fondi pubblici destinati al Carroccio e oggetto di una truffa ai danni dello Stato. Di Rubba e Manzoni sono i professionisti di Bergamo ai quali Giulio Centemero, tesoriere e parlamentare della Lega, ha affidato i conti del partito: sono rispettivamente il revisore legale del gruppo al Senato e direttore amministrativo di quello alla Camera. Scillieri, invece, ha lo studio in via Privata delle Stelline 1, a Milano, dove ilfattoquotidiano.it ha scoperto che era stata domiciliata la sede fantasma della Lega per Salvini premier, il nuovo partito nazionale creato proprio dall’ex ministro dell’Interno.
Salvini, intervistato stamattina a Radio anch’io sul primo canale radio della Rai, ha spiegato di essere “tranquillissimo”, perché “da anni cercano soldi in Russia, in Svizzera, a San Marino, in Lussemburgo, Liechtenstein, ma non ci sono. Conosco due delle tre persone, sono persone oneste, corrette e quindi dubito che abbiano chiesto o fatto qualcosa di sbagliato. Però ho piena fiducia nella magistratura”. Poi ha aggiunto: “La Lega i soldi che prende, li prende per le donazioni degli italiani. Conto che si risolverà in nulla. Lei si ricorda del senatore Siri, per mesi sui giornali come la persona più cattiva e truffaldina del mondo? Ne ha più sentito parlare? No, perché non ha fatto niente”. Il riferimento è ad Armando Siri, senatore del Carroccio indagato per corruzione dalla procura di Roma.
Eppure due mesi fa, quando il caso della Film Commission è esploso, la linea di Salvini era un’altra. “La pazienza delle persone perbene ha un limite”, scrisse su Facebook, annunciando querele a chiunque lo avrebbe accostato a quella “gente” che lui sostiene di non aver “mai visto né conosciuto“. “Coi diffamatori di professione ci vedremo in Tribunale, sperando di non trovare un Palamara qualunque”. Quel che è certo, stando alle carte dell’inchiesta, è che il gruppo di indagati “beneficia degli incarichi di rilievo tuttora ricoperti da alcuni suoi componenti negli organigrammi di numerose società ed enti, fra i quali anche soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica”. Il gip riferisce anche di una dichiarazione spontanea resa da Manzoni ai pm nei giorni scorsi. Il commercialista avrebbe “appreso da Di Rubba del finanziamento erogato dalla Regione in favore” della Fondazione (per acquistare l’immobile a Cormano) in occasione “di alcune visite presso la sede della Lega in Milano in via Bellerio”.