Francesco Caio e Fabio Lazzerini, presidente e ad in pectore, preparano una squadra da 20-25 manager da mettere al lavoro appena sarà costituita la nuova azienda. “Il percorso è complesso” e deve essere “in discontinuità con il passato”, hanno spiegato giovedì in audizione, escludendo un modello low cost. Le alleanze saranno lo “snodo fondamentale”
La nuova Alitalia non c’è. Tanto meno il nuovo piano industriale. Nonostante gli sforzi del governo l’ex compagnia di bandiera non solo non decolla, ma resta praticamente a terra. In compenso i vertici designati – e annunciati via Facebook – dal governo, Francesco Caio e Fabio Lazzerini, rispettivamente presidente e amministratore delegato in pectore, preparano una squadra da 20-25 manager da mettere al lavoro non appena sarà costituita la nuova azienda. “Il clima è positivo”, ma il percorso è “complesso” e deve essere “in discontinuità con il passato” come hanno spiegato giovedì Caio e Lazzerini in audizione in commissione Trasporti alla Camera. Sui tempi c’è però ancora grande incertezza, come del resto restano un punto interrogativo sia gli esuberi che il numero di aerei che verrà mantenuto dalla nuova Alitalia.
La newco potrebbe partire fra un mese. Deve essere costituita dal ministero dell’economia di concerto con i Trasporti, lo Sviluppo economico e il Lavoro. Ma all’interno del governo è in atto uno scontro sulle nomine che di fatto ha allungato i tempi per la nascita di un gruppo che riceverà tre miliardi di fondi pubblici per ripartire. Solo successivamente verranno incaricati i nuovi vertici che avranno poi 30 giorni per elaborare un piano industriale da inviare alle commissioni parlamentari per un parere da esprimere nel giro di un mese. Nello stesso periodo, ci sarà anche un confronto con Bruxelles che osserva da vicino una partita assai delicata. “Confermo che nell’arco dei prossimi 5 anni l’obiettivo è di avere più di 100 aerei”, ha chiarito in audizione alla commissione trasporti della camera la ministra Paola De Micheli. Bocche cucite sul tema esuberi che potrebbero arrivare a quota 5mila.
La nuova Alitalia non avrà un modello low cost. Ma partirà decisamente ridimensionata rispetto al passato e senza voli a lunga tratta. Secondo quanto spiegato da Lazzerini ieri, le direttive sono tre: investimenti per la qualità su flotta e processi, gradualità e un contesto di alleanze per voli e servizi. In pratica, Alitalia punta su un posizionamento premium e non avrà una struttura da compagnia a basso costo. La nuova compagna sarà “economicamente robusta” e con una prospettiva di medio termine, ma l’attenzione dei costi “sarà un’ossessione” come ha chiarito il manager che ha ammesso come “non abbiamo ancora iniziato a scrivere il piano industriale”.
Le alleanze saranno poi lo “snodo fondamentale”. “E’ molto difficile stare da soli, si rischia di rimanere isolati”, ha ammesso Lazzerini, precisando che “l’alleanza commerciale porterà certamente ad un’alleanza industriale”. “Pur in questo ambiente positivo e forward looking (orientato al futuro, ndr), – si tratta di un percorso molto complesso e complicato, dovremo gestire percorsi complicati anche per acquisire gli asset” ha aggiunto Caio. Tanto più che nel 2020 l’intero comparto dell’aviazione civile sarà in affanno: sono previste 440 miliardi di perdite per effetto del Covid-19. Inoltre, in assenza di un nuovo lockdown, il traffico tornerà ai livelli preCovid solo nel 2023. La strada per la nuova Alitalia è insomma tutta in salita. Come ha puntualizzato il ministro Stefano Patuanelli, Alitalia “non penso che tra 20 anni possa essere al 100% del Mef, ma oggi è necessario”.
Il sindacato resta sul piede di guerra. Preoccupano le parole della ministra De Micheli che, “se da una parte ha parlato di rilancio e di ricostruzione della compagnia di bandiera italiana, dall’altro ha delineato le linee guida che stanno ispirando la definizione del Piano industriale AZ, basate sul solito scenario: ridimensionamento, smembramento ed esuberi” ha dichiarato una nota della Cub Trasporti guidata da Antonio Amoroso. “Se è vero che la crisi dovuta alla pandemia ha determinato un quadro di forte crisi e di incertezza, è altrettanto evidente che il Governo, talvolta trincerandosi dietro la scusa delle richieste della Ue, sta rischiando di portare deliberatamente a compimento il solito Piano della Miseria, lo stesso che ha ripetutamente determinato i precedenti fallimenti, nonché i noti tagli occupazionali, salariali e normativi”. E ancora: “Se è vero che i 3 miliardi di euro per la nuova Alitalia saranno nella disponibilità della compagnia aerea è doveroso che il governo predisponga le basi per un Piano di vero rilancio, che assicuri la piena occupazione dei lavoratori e restituisca la compagnia di bandiera al Paese”.
Tenuto conto anche della delicata vertenza Air Italy, l’ambizione dei sindacati è arrivare ad un piano complessivo pluriennale per il trasporto aereo nazionale che definisca anche il posizionamento e le prospettive dei diversi scali. Ma, su questo punto, il governo continua a fare orecchie da mercante.