di Paolo Di Falco e Marta De Vivo

Si avvicina il referendum sul taglio dei parlamentari e molti sono ancora gli indecisi: coloro che non sanno a chi credere e coloro che non hanno voglia di credere più a niente e che diserteranno il loro seggio per il voto.

La chiave del taglio dei parlamentari è proprio nei seggi, non nelle poltrone; sono i primi che infatti verranno ridotti: gli eletti alla Camera dei Deputati passerebbero dagli attuali 630 a 400, mentre al Senato scenderebbero da 315 a 200. Tagliare i seggi vuol dire anche tagliare la rappresentanza e non vuol dire né abbreviare i tempi di discussione, né accentuare l’efficienza dei pochi rimasti; tale risultato potrebbe invece ottenersi con una revisione dei procedimenti legislativi, disciplinati dalla Costituzione e dai regolamenti.

Meno parlamentari, meno corruzione? Ma assolutamente no, semplice demagogia: anche accettando l’idea bislacca secondo cui tutti i parlamentari siano corrotti, cosa c’entra l’istituzione parlamentare? Il malaffare si combatte colpendo gli affaristi, non gli istituti costituzionali. Perché si parla sempre dei politici corrotti e tanto poco invece si sente parlare dei corruttori?

Attribuire al taglio dei parlamentari il termine riforma è una gran fesseria, non si tratta di riforma, ma del cavallo di battaglia dei grillini, l’estrema battaglia che decreterà la sopravvivenza o la morte del Movimento stesso, movimento nato per portare una ventata di cambiamento e che alla fine ha cambiato le proprie regole – abolendo per esempio la regola del doppio mandato – per adattarsi alla politica.

La propaganda, però, non la fanno solo quelli per il Sì, ma anche nel movimento per il No è in atto una mobilitazione partita un po’ troppo in ritardo. Qualcuno grida addirittura alla dittatura con la vittoria del Sì: parliamoci chiaramente, questo rischio non c’è, ma resta il fatto che è una riforma fatta male che non è accompagnata né da alcun correttivo, né da una seria riforma della legge elettorale: insomma la solita boutade all’italiana.

Da sostenitori del No notiamo però che ancora una volta la politica è incapace di raggiungere i giovani, non è in grado di comunicare con loro e spiegare le proprie ragioni. E’ assurdo pensare alla perdita di forze ed energie dietro a una riforma sbagliata, dietro ad un semplice referendum, quando invece la vera emergenza sono i giovani sui quali grava già un pesante debito a loro insaputa.

In questi giorni siamo andati a fare un giro per le piazze e i portici di Bologna per vedere cosa ne pensassero i ragazzi di questo referendum e quello che ne è uscito purtroppo non è rassicurante. Quasi tutti i giovani intervistati non avevano idea neanche di quale fosse il tema del referendum, tanto meno quando si andasse a votare. Indice di una generazione frivola, disinteressata, ormai superficiale, incapace di comprendere la bellezza dell’impegno civico e della necessità di darsi da fare per un futuro migliore.

Non possiamo giustificare la totale ignoranza, ormai dilagante, su ogni forma di nozione basica che riguardi il mondo politico. Se ci facciamo caso, i ragazzi leggono e si informano sempre meno, non hanno alcun interesse a comprendere il mondo che li circonda: una maglia Gucci, una sigaretta elettronica e via! Il modo per essere riconosciuti socialmente? Imitare rapper e influencer, ormai i veri “fighi”, quelli giusti, gli stessi che imprecano, si vestono griffati e non sono mai andati a scuola un giorno in vita loro.

L’ultimo episodio eclatante, la signora Angela Chianello che pronunciò la fatidica frase: “Non ce n’è Coviddi” ha superato quota 155mila followers su Instagram. La domanda è: cosa si aspettano 155mila persone (per lo più giovani ragazzi) di imparare dalla signora Angela? È molto più gratificante prendere 1000 like per un balletto su TikTok che conoscere i principi sui quali si regge la nostra Costituzione, e la cosa più grave e allarmante è che la nostra classe politica non interviene.

D’altronde, cosa ci possiamo aspettare quando ci sono politici come Salvini che, dopo essersi fotografati con i fichi campani, hanno concluso il loro impegno politico per la giornata. È chiaro che la politica appaia sempre più distante e inarrivabile a molti giovani, che oltre a sentirsi abbandonati a loro stessi non hanno voglia di approfondire, disillusi e ormai abbandonati alla narrazione che “tanto rimane tutto uguale”.

Ragazzi, prendete in mano la vostra vita, i vostri ideali, studiate, perché un balletto su TikTok non aiuterà mai né voi né il nostro Paese. Se non cominciamo noi a crederci e a lottare, noi che siamo il motore del cambiamento, noi che siamo il futuro, nulla di ciò di cui tanto ci lamentiamo cambierà. Come diceva Martin Luther King: “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.

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