Nel sottoterra della Sabina, in alto Lazio, erano rimasti nascosti resti della lotta armata degli Anni di Piombo. Schede informative e volantini, alcuni deteriorati dal tempo e dall’umidità, altri ancora leggibili. Poi munizioni, proiettili e timbri
Munizioni e proiettili, ma anche schede informative dedicate al leader della Dc Antonio Bisaglia e documenti in cui viene citato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. La Digos di Roma ha scoperto un deposito clandestino delle Brigate rosse nei boschi di Poggio Catino, in provincia di Rieti, risalente agli Anni di Piombo. I resti della lotta armata dell’Italia degli anni Settanta erano nascosti nel sottoterra della Sabina, in alto Lazio.
Documenti e volantini, alcuni deteriorati dal tempo e dall’umidità, altri ancora leggibili. Poi munizioni, proiettili e timbri. Il materiale è stato affidato alla Scientifica per risalire all’epoca dell’interramento e ai brigatisti che riempirono il vecchio covo. La polizia li ha trovati dopo aver ricevuto una segnalazione.
Sotto una lastra di ferro arrugginita sono riemersi i frammenti di storia del terrorismo italiano, tra la selva di querce e i sentieri percorsi da amanti del trekking, cacciatori e cercatori di funghi. Due i pozzetti rivestiti di eternit a venti metri l’uno dall’altro. Dentro, documenti cartacei firmati con il simbolo della stella brigatista a cinque punte chiusa nel cerchio e schede informative su politici in carica quarant’anni fa, come quella sul leader democristiano Antonio Bisaglia.
Stando a quanto si apprende, tra le carte ritrovate anche un foglio del comitato rivoluzionario toscano datato 2 giugno 1977, quando le Br spararono alle gambe di Indro Montanelli. In un altro schema, intitolato ‘attuale organigramma del potere’, viene citato il generale Dalla Chiesa, all’epoca responsabile della sicurezza nelle carceri, insieme ad alcuni esponenti della magistratura.