“Fibrillazioni ai piani alti della politica”. Il pm Stefano Civardi e il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco lo scrivono nella richiesta d’arresto che ha portato ai domiciliari Alberto Di Rubba, ex presidente della Lombardia Film Commission e direttore amministrativo della Lega al Senato, Andrea Manzoni, revisore contabile per il Carroccio alla Camera, l’altro commercialista Michele Scillieri e suo cognato Fabio Barbarossa, nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita di un capannone alla Lombardia Film Commission.
Un’indagine che si intreccia ed è parallela a quella che a Genova hanno portato i pm a indagare per riciclaggio. Secondo quanto riporta l’Ansa nel documento presente nel fascicolo con altre migliaia di pagine di atti gli inquirenti milanesi, chiedendo la misura al giudice per le indagini preliminari, gli inquirenti ragionano: se per “le reazioni alle contestazioni disciplinari di un direttore di filiale compiacente“, quello della Ubi di Seriate (Bergamo), i contabili della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni “raggiungono subito i piani altissimi della politica a Roma nelle giornate del 26 e 27 maggio, allora è facilmente immaginabile la reazione e la capacità di inquinamento probatorio di persone tanto infiltrate nelle istituzioni”. L’operazione “capannone”, ossia la presunta vendita gonfiata di un immobile per la Lombardia Film Commission, è indicata quasi “come marginale nella segnalazione di operazione sospetta del 19 maggio 2020” e “rimangono sicuramente da esplorare altri ancor più delicati settori in cui il pool di commercialisti ha impiegato la propria professionalità. Del resto – aggiungono i pm – che la presente vicenda abbia generato fibrillazioni ai piani alti della politica ne è prova il riservato incontro tenutosi in Roma per studiare anche le strategie di difesa del direttore della filiale di Seriate di Banca Ubi”, Marco Ghilardi.
Da questo caso si sfila e smentisce ormai da due giorni l’ex vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, dato per presente a un incontro con Manzoni. “Chi ha fatto il mio nome mi conosce davvero poco” dice in un’intervista a La Stampa. Perché? “Perché non vado mai a cena fuori. Mangio sempre a casa, al massimo al Senato. Per smentire, non ho dovuto nemmeno guardare l’agenda”. È sicuro? Mai dire mai.”Sicurissimo. Oltretutto scrivono che ci sarebbe stato anche Salvini. Bene: l’ultima volta che ho mangiato con lui risale a due anni e mezzo fa, e con tutto un altro gruppo“. Nessun dubbio? “Sì. Premesso che non ci sarebbe nulla di male, io con questi signori non ho mai mangiato. Del resto, smentisce anche la Procura, cosa assolutamente insolita”. Ma il senatore Stefano Borghesi, che alla cena pare ci fosse, lo conosce? “È il presidente della Commissione del Senato di cui faccio parte anch’io, sarebbe ben strano che non lo conoscessi. Tutte queste ricostruzioni mi sembrano molto improbabili“. Grida al complotto? “No, non credo a macchinazioni che lasciano sempre il tempo che trovano. Ma se si inventa una notizia per coinvolgere una parte politica a dieci giorni dalle elezioni qualche dubbio mi viene. Di più non dico”. A svelare l’incontro una intercettazione di Manzoni del 27 maggio scorso: “C’è stata la riunione con … con Salvini, poi non mi sono fermato lì a parlare con Calderoli, però mi ha chiamato (…) perché da martedì a Roma, mi fa per martedì mattina incontriamo, incontriamo tutti i segretari politici”.
Stando agli accertamenti, Manzoni ed altri si incontravano di solito nella Capitale e in quel periodo erano preoccupati per alcuni articoli pubblicati e per il licenziamento del direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo) dove Di Rubba e Manzoni avevano aperto conti. Da un’intercettazione emerge anche la loro preoccupazione di aver messo nei “guai” la Lega. Al direttore di banca i due chiesero, ha raccontato lui stesso a verbale all’aggiunto Eugenio Fusco e al pm Stefano Civardi, di aprire “conti” intestati alle “associazioni regionali” del Carroccio. A Luca Sostegni, presunto prestanome fermato a metà luglio prima che raggiungesse il Brasile, che sta collaborando, gli inquirenti hanno posto domande sull’approdo finale dei soldi. Sostegni, però, ha chiarito che la “mente” delle operazioni, anche quelle a lui sconosciute e nel mirino dei pm, era Scillieri. E in uno dei verbali ha riportato una battuta che il professionista avrebbe fatto: rispose “servono per la campagna elettorale” alla sua domanda “che ve ne fate di tutti questi soldi?”. Scillieri, si legge negli atti, “è uomo di assoluta fiducia” di Di Rubba. Allo stato tracce di denaro che va alla Lega non sono state trovate nelle indagini che, tuttavia, si intrecciano con quelle genovesi sul riciclaggio dei famosi 49 milioni di euro. E l’inchiesta milanese si concentra pure su Francesco Barachetti, imprenditore nel campo edile, secondo i pm, legato “al mondo della Lega”.
Intanto l’indagine viaggia e dalla rogatorie, avviate dagli inquirenti nel corso del tempo, arrivano risposte. Tra queste anche una fiduciaria panamense domiciliata in Svizzera. Parte degli 800mila euro incassati dal “gruppo” con la vendita gonfiata di un immobile all’ente pubblico (partecipato dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano) sarebbe finita sulla società panamense. Quasi 300mila euro in tutto. Un dato emerso dopo l’analisi sulla fiduciaria italiana Fidirev da parte degli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria. Gli accertamenti sono in corso per chiarire la “destinazione finale” di una tranche della “provvista” creata con l’affare sul capannone privo “di una reale giustificazione economica”. Inoltre l’ex presidente della Lombardia Film Commission Alberto Di Rubba, direttore amministrativo per la Lega al Senato, “è non solo uomo di partito come Manzoni, ma anche pubblico ufficiale piazzato dal partito a presiedere uno dei tanti enti del sottobosco della pubblica amministrazione attraverso i quali sono drenati i soldi pubblici”.
Negli si parla anche di quasi un milione di euro per il noleggio di auto. “Come mai la società di noleggio auto ha fatturato quasi un milione di euro alla Lega in un anno? Caz.. se sono andati in giro ah ah ah” diceva mentre parla con un altro indagato il commercialista Michele Scillieri. Il professinista, sembra, come scrivono i pm di Milano, “conservare nei suoi ‘cassetti mentali più di un ricordo di significative ruberie”. Nella conversazione del 14 maggio, letta dall’Ansa in un’informativa della Gdf depositata, Scillieri dice ancora: “Com’è che Di Rubba ha messo su un autosalone di macchine di lusso poco lì accanto a Barachetti (Francesco, imprenditore indagato e vicino alla Lega, secondo i pm, ndr) che ha comprato un edificio dove c’ha fatto la sede grandiosa della sua società? Ma da dove arrivano i soldi?”.