“Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, aldilà degli importi, non mi è capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca quasi trent’anni”. Così Marco Ghilardi, ex direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo) testimoniando davanti ai pm di Milano, ha descritto alcune “movimentazioni” sui conti della Taaac, una delle tante società riconducibili ad Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, due dei commercialisti vicini alla Lega arrestati per il caso Lombardia Film Commission. Il teste nel verbale del 22 luglio ha parlato anche dei “giri di soldi tramite ‘Più voci'”, l’associazione di cui era legale rappresentante il tesoriere della Lega Giulio Centemero, e del fatto che “Di Rubba mi aveva chiesto di aprire il conto di Radio Padania e delle associazioni regionali della Lega”.
Ghilardi, amico di vecchia data di Di Rubba, ha raccontato agli inquirenti che l’operazione di apertura di quei conti, però, non andò in portò perché non era ben vista ai piani alti dell’istituto di credito, poiché si trattava di conti intestati ad associazioni politiche. Ghilardi, che non è più direttore della filiale Ubi di Seriate, nel maggio scorso aveva ricevuto una contestazione disciplinare da parte dell’istituto perché aveva omesso di segnalare una serie di operazioni sospette riferibili ai due commercialisti Di Rubba, anche ex presidente della Lombardia Film Commission, e Manzoni. I due gli avrebbero anche consigliato un avvocato che poteva seguirlo nel procedimento e tutto si sarebbe poi concluso con una causa e col licenziamento. Di Rubba, tra l’altro, in passato aveva lavorato in banca e proprio alle dipendenze di Ghilardi, suo amico. E per questo motivo che, stando alla procura di Milano, si organizza un incontro con i vertici della Lega a Roma.
Ed è anche perché questa sorta di riunione di emergenza va in porto che il pm Stefano Civardi e il procuratore aggiunto Eugenio Fusco hanno chiesto l’arresto. Se per “le reazioni alle contestazioni disciplinari di un direttore di filiale compiacente“, quello della Ubi di Seriate (Bergamo), Di Rubba e Manzoni “raggiungono subito i piani altissimi della politica a Roma nelle giornate del 26 e 27 maggio, allora è facilmente immaginabile la reazione e la capacità di inquinamento probatorio di persone tanto infiltrate nelle istituzioni”. L’operazione “capannone”, ossia la presunta vendita gonfiata di un immobile per la Lombardia Film Commission, è indicata quasi “come marginale nella segnalazione di operazione sospetta del 19 maggio 2020” e “rimangono sicuramente da esplorare altri ancor più delicati settori in cui il pool di commercialisti ha impiegato la propria professionalità. Del resto – aggiungono i pm – che la presente vicenda abbia generato fibrillazioni ai piani alti della politica ne è prova il riservato incontro tenutosi in Roma per studiare anche le strategie di difesa del direttore della filiale di Seriate di Banca Ubi”, Ghilardi appunto.
Dalle indagini milanesi finora sono emerse strutture societarie “complesse”, messe in piedi da Di Rubba e Manzoni, e attraverso le quali ci sarebbero stati anche trasferimenti di denaro verso la Svizzera. Gli inquirenti milanesi indagano anche a partire da segnalazioni di operazioni sospette dell’Uif di Bankitalia su somme arrivate sui conti di società riconducibili a Di Rubba e Manzoni presso la stessa banca di Seriate. Conti sui quali non solo sarebbe arrivata una parte di quegli 800mila euro del prezzo della vendita gonfiata dell’immobile, ma anche soldi della Lega con operazioni di pagamento di consulenze a favore dei due professionisti. Un’indagine, quella della Procura di Milano, che per ‘protagonisti’ e presunti schemi illeciti corre in parallelo con quella dei pm di Genova.