Un pacemaker impiantato al contrario, in una prima operazione, appena nato. E poi, due anni dopo, esami troppo in ritardo e altre procedure sbagliate in una seconda operazione che hanno portato alla morte di un bambino di 2 anni. È l’accusa che la Procura di Roma muove nei confronti di 8 medici dell’ospedale Bambino Gesù che lavorano al centro cardiologico pediatrico Mediterraneo di Taormina e alla sede centrale nella Capitale. Martedì gli imputati, che devono rispondere di omicidio colposo, si presenteranno davanti al giudice per l’udienza preliminare di Roma dopo la richiesta di rinvio a giudizio. Qui il giudice potrebbe affidare una perizia per accertare cosa sia successo e cosa, eventualmente, ha causato una presunta catena di errori.

I fatti sono stati raccontati da Repubblica. Il bambino, nato con una patologia cardiaca, viene sottoposto nel 2016 ad una operazione al centro di Taormina, e qui i tre medici che lo operano gli impiantarono il pacemaker al contrario, cioè rivolto verso il basso. Un errore che provoca una sorta di cappio all’arteria che, nella crescita, causa una insufficienza cardiocircolatoria. È per questo che la famiglia due anni dopo è costretta a portare il bambino questa volta al Bambin Gesù a Roma. Ma secondo la Procura i cardiologi che visitano il piccolo non capiscono la gravità della situazione e ritardano una serie di esami. Il cardiologo riscontra qualche problema, ma fissa la Tac solo due mesi dopo, secondo la ricostruzione dei pm. Così la situazione clinica si aggrava col passare delle settimane e in un nuovo intervento chirurgico, a detta dei magistrati, i medici sbagliano la procedura. Due giorni dopo il bimbo è morto.

“La ricostruzione della vicenda è lontana dalla realtà. Non esiste nessun pacemaker ‘messo al contrario‘. L’affermazione non ha alcun senso dal punto di vista clinico e non trova riscontro negli accertamenti finora effettuati finanche dai consulenti della famiglia”, replica in una nota il Bambino Gesù. “Vi è stata invece una complicanza prevista in letteratura che si registra in pochissimi casi e risolvibile chirurgicamente. L’intervento era stato già programmato. Ma il bambino purtroppo, in attesa di tornare a ricovero, ha contratto un virus e poi una polmonite che gli è risultata fatale. L’ospedale è vicino alla famiglia e fiducioso del lavoro della magistratura”.

“La verità sarà accertata nel corso del procedimento, ma la nostra consulenza tecnica di parte ravvisa queste responsabilità – spiega all’AdnKronos è l’avvocato Domenico Naccari, che rappresenta la famiglia del bambino – A nostro avviso le accuse sono fondate, poi ovviamente la nostra perizia sarà oggetto dei periti del tribunale. Riteniamo ci possa essere stata una concatenazione di responsabilità e di eventi, naturalmente nel corso dell’incidente probatorio dovrà essere accertato se effettivamente c’è stata davvero questa catena di responsabilità o se ci sono delle singole responsabilità”. La denuncia alle autorità giudiziarie è stata presentata dal nonno del piccolo. Il bambino, di Rosarno (Reggio Calabria), era nato con un problema al cuore, un “blocco atrioventricolare completo congenito”, ragion per cui nel 2016 è stata operato a Taormina nel Centro cardiologico pediatrico Mediterraneo del Bambin Gesù.

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