Il segretario del Partito Democratico chiude la Festa dell'Unità di Modena attaccando anche la destra, i "partiti di carta di proprietà di un leader", in un Paese "di voltagabbana e twittaroli". E agli alleati dice: "Basta con l’ipocrisia di stare insieme ma in tv fare la parte degli avversari, perché questo logora"
“Le classi dirigenti italiane non hanno capito che non è in gioco un’alleanza di governo che ora vi divertite a picconare o il destino di un leader, ma la tenuta della Nazione nei prossimi anni. Perché la democrazia deve includere, se si indebolisce si indebolisce la fiducia nello Stato. Ecco perché bisogna continuare a cambiare l’esistente”. Il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, chiude la Festa dell’Unità di Modena e attacca con decisione chi mina la tenuta dell’esecutivo e la destra, i “partiti di carta di proprietà di un leader”, in un Paese “di voltagabbana e twittaroli”. E nel suo intervento lancia un messaggio anche agli alleati di governo: “Ai nostri alleati mi permetto di dire basta con l’ipocrisia di essere alleati ma in tv fare la parte degli avversari perché questo logora. Serve progettualità, non si fugge da questo. Se la posta in gioco è questa, occorre un passo in avanti. Siamo uniti non per occupare poltrone, ma per realizzare un programma di rinascita e giustizia italiana. Non abbiamo molto tempo”.
Il segretario Dem inizia il proprio discorso con un affondo contro le destre, alla vigilia delle elezioni Regionali: “Guai a lasciare il terreno agli altri. Nessuno si illuda, i Democratici il terreno non lo lasceranno mai dentro questa democrazia – dice – In quest’Italia di parolai, voltagabbana, twittaroli, c’è un solo partito che con le sue liste e i suoi candidati rappresenta ovunque una certezza, l’unica garanzia contro l’avanzata delle destre. Siamo noi, il Pd, altri io non ne ho visti”. E si scaglia contro i “partiti di carta, quelli finti, di proprietà di un leader. Vogliamo essere il partito delle persone, dalla parte delle persone, attore vivo della democrazia”.
Per sconfiggerli, dice, è necessario il sostegno di tutti, anche alle forze esterne al Pd: “Agli elettori delle forze politiche alleate dico di rimanere con le vostre identità, ma di fronte a sistemi a turno unico io vi domando cos’altro deve accadere per non far scattare ora la parola unità per fermare le destre in tutto il Paese. È possibile farlo attorno alle candidature più competitive. Non buttiamo nessun voto. Facciamo una cosa che sembrava impossibile, non chiediamo voti solo contro ma consenso, coscienti di aver fatto e poter fare”.
Ai cittadini il leader Pd chiede una conferma e, anzi, un’ulteriore manifestazione di supporto per portare l’Italia a diventare la guida di una “nuova Europa”: “La nuova Europa deve rinascere, eccola la forza potente del nostro impegno in questi mesi di governo per ricollocare l’Italia a capo della nuova Europa. Abbiamo preso il governo più antieuropeista della storia e l’abbiamo collocato a capo di un processo e una missione di condizionare e guidare gli eventi”. Questa dichiarazione, aggiunge, rappresenta “una responsabilità immensa, simile a quella toccata in sorte ad altre generazioni come chi rifondò l’Europa dopo la guerra o la ricompose dopo il crollo del muro di Berlino. C’è un’altra pagina da scrivere, perché abbiamo iniziato ma non siamo soddisfatti. C’è un’altra ricostruzione da compiere. Conteranno le istituzioni e le risorse enormi che per la prima volta avremo a disposizione”. Risorse che dovranno essere tenute lontane dai “gattopardi che vogliono mettere sopra il Recovery Fund le mani e trasformiamo quelle risorse in occasione di fiducia”.
Un’operazione resa ancora più complicata dall’emergenza coronavirus che ha colpito tutti ma, allo stesso tempo, “accentuato le diseguaglianze contro le quali il Pd deve combattere”. “Il beneficio più grande che questo anno di governo ha prodotto, al di là dei 100 miliardi stanziati per il Covid, è ancorato all’aver legato il futuro dell’Italia al destino dell’Europa e aver avviato un suo cambiamento che è la speranza che stava morendo in milioni di italiani dopo la sciagura dei sovranisti e la sciagura della democrazia illiberale – ha aggiunto – Avrebbe lasciato sole le persone”.
“Ora – ha continuato il leader Dem – è giunto il tempo di riaprire una stagione di rinascita, un grande progetto per riedificare questo Paese. Un progetto per creare lavoro, costruire un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale, investendo sulle persone, a cominciare dalla priorità delle priorità che è la scuola, la sua funzione democratica per la rinascita del Paese”.
Il vero obiettivo del partito, la fascia di popolazione che si prefigge di coinvolgere maggiormente, confessa poi Zingaretti, sono i giovani, che devono essere protagonisti di questo processo di rinascita: “Combattiamo uniti, mi assumo la responsabilità nei ritardi dell’innovazione del partito. Ma ora basta, vinciamo le elezioni e vada avanti chi è più bravo e non chi è più fedele all’interno del partito. Dico a tutti, soprattutto ai giovani, non aspettate segnali, date segnali, fondate una nuova base giovane e popolare del Pd”.
Questo anche perché, dice, “siamo gli eredi di quegli uomini e quelle donne che hanno ricostruito l’Italia col sangue di 18enni partigiani, che ci hanno consentito di essere qui, loro davanti ai fucili dei nazisti non si sono girati dall’altra parte, non cantavano Bella Ciao per ambire a fare carriera in politica, ma per darci la libertà ed è bellissimo che i movimenti giovanili abbiano risvegliato questo canto nel mondo. Noi dobbiamo esserne degni”.
Apprezzamento per il discorso del segretario è arrivato dal capo delegazione Pd al governo, Dario Franceschini, che su Twitter ha scritto: “Da Zingaretti a Modena un discorso chiaro e forte sia nell’analisi delle scelte che abbiamo fatto nell’anno che abbiamo alle spalle, sia nell’indicare la strada da seguire per partito e governo”.