Agli atti dell'inchiesta interrogatori di Luca Sostegni e verbali di testimoni. L'ex assessora lombarda alla Cultura: "Il nome di Di Rubba circolava come quello che doveva mettere a posto i conti della Lega, e non solo di Film Commission. Se ne parlava come uomo della svolta, per competenza e serietà"
Corre l’indagine sui fondi della Lega che ha, solo per ora, il suo pulsante nel presunto imbroglio portato a termine per la compravendita del capannone di Cormano acquistato dalla Lombardia Film Commission. E si delineano sempre più i contorni dei personaggi coinvolti e finiti agli arresti domiciliari. Uno su tutti, Alberto Di Rubba, commercialista e presidente dell’ente oggetto dell’affaire, considerato dagli esponenti del Carroccio, un uomo direttamente riconducibile al segretario federale, Matteo Salvini. Ed è nelle parole di una teste, l’ex assessora lombardo alla Cultura Cristina Cappellini, che si apprezza quanto: “Se ne parlava come uomo della svolta, per competenza e serietà. Era uomo di stretta fiducia di Salvini“. Anche perché era lui che “doveva mettere a posto i conti” del partito. Intanto dagli atti depositati dopo gli arresti e in vista degli interrogatori di garanzia emerge che sono nove in totale gli indagati per peculato. Oltre ai cinque ai quali è stata applicata la misura cautelare, tra cui i tre commercialisti di fiducia della Lega e il prestanome Luca Sostegni, figurano anche Pierino Maffeis, Elio Foiadelli e Vanessa Servalli, amministratori di società riconducibili ai professionisti finiti ai domiciliari. Ed è indagato, come si sapeva, anche l’imprenditore Francesco Barachetti. Iscrizione che emergono dalla richiesta di rogatoria in Svizzera depositata negli atti dell’indagine. Nella rogatoria del 18 agosto i pm parlano anche della “società di sede panamense che scherma un conto in Svizzera”, finita anch’essa al centro delle indagini.
Il verbale di Luca Sostegni e il conto in Svizzera – Nel fascicolo di indagine c’è la testimonianza di Luca Sostegni, l’uomo considerato il prestanome di alcune società fermato il 15 luglio scorso. Sostegni ha raccontato di un conto in Svizzera collegato alla fiduciaria milanese Fidirev su cui sono finiti i 400mila euro, parte della compravendita ritenuta ‘gonfiata’ dell’immobile e su cui operava di fatto Michele Scillieri. Finito ai domiciliari giovedì scorso con Andrea Manzoni a Alberto di Rubba, tre commercialisti legati al Carroccio e l’ultimo pure ex presidente di Lfc e direttore amministrativo al Senato. “Allora questa Fidirev è una società che mi è stata sottoposta …..cioè Scillieri mi ha presentato, che dovevamo fare questo conto in Svizzera della Fidirev, che è una fiduciaria dove questi 400mila euro sarebbero ritornati versati in questa Fidirev, dove Scillieri aveva la mia firma per operare sul conto, e poi da lì io non so dove sono andati a finire i soldi”. Il presunto prestanome ha spiegato al giudice che Scillieri avrebbe versato “50.000 euro a settimana” sul suo conto personale e io li giravo su questo conto della Fidirev, ma è tutto”.
I soldi per la campagna elettorale? Sostegni ha risposto anche a domande sulla destinazione dei soldi. “Quando Scillieri parlava di retrocessione da impiegarsi per la campagna elettorale della Lega lo diceva ridendo, però sull’argomento è tornato con me più di una volta, e anch’io ho fatto qualche battuta, anche se ho sempre pensato che le retrocessioni fossero per Di Rubba e Manzoni (…) Tuttavia mi suona strano che su vicende di questo genere chi era sopra di loro non ne sapesse nulla. Fu Manzoni – ha aggiunto – a chiedere a Scillieri di domiciliare presso il suo studio la sede del partito di Salvini”. Manzoni, uno dei tre commercialisti arrestati, “mi ha confidato che era diventato una persona importante nella Lega, assieme a Di Rubba e che erano amici di Centemero e Salvini”. Sostegni ha parlato anche di un’altra “vicenda”, che emerge pure in altri atti dell’inchiesta. “Riguarda Di Rubba e Manzoni – ha chiarito – e ha per oggetto il noleggio auto. I fatti non sono di mia diretta conoscenza ma mi sono stati raccontati da Scillieri”.
La “società di noleggio auto di Di Rubba e Manzoni – ha aggiunto – ha noleggiato auto alla Lega per un fatturato pari a circa un milione e 200mila euro, la cifra è sproporzionata e anche in questo caso Scillieri dubitava che tale ingente somma di denaro fosse realmente in contropartita del noleggio di autovetture, e dubitava anche che fosse rimasta nella totale disponibilità dei due commercialisti”. Sostegni ha messo a verbale anche che “parte delle somme pagate a Barachetti”, imprenditore vicino alla Lega accusato di peculato, “per i lavori di ristrutturazione” del capannone di Cormano (Milano) “venivano retrocesse a Manzoni e Di Rubba”. E ancora: “Quando Scillieri parla dei ‘cassetti mentali’ e quando dice ‘se parlo io viene fuori il finimondo’ si riferiva anche a questa doppia retrocessione, cioè i soldi che da Barachetti finivano a favore di Di Rubba e Manzoni. Scillieri – ha proseguito – sa sicuramente molte cose, e se parlando di cassetti mentali ha fatto cenno anche ai famosi 49 milioni dei rimborsi elettorali, io non escludo che possa saperne qualcosa”.
L’ex assessore regionale alla Cultura su Di Rubba: “Uomo di fiducia di Salvini “- “Il nome di Di Rubba circolava come quello che doveva mettere a posto i conti della Lega, e non solo di Film Commission. Se ne parlava come uomo della svolta, per competenza e serietà. Era uomo di stretta fiducia di Salvini, faceva parte del suo entourage e gli incarichi che poi ha ricevuto all’interno del partito costituivano dimostrazione di queste voci”. Così ha messo a verbale, davanti ai pm di Milano, l’ex assessore lombardo alla Cultura Cristina Cappellini, parlando del commercialista e presidente dell’ente. “L’indicazione della candidatura di Di Rubba – ha aggiunto – come persona giusta al posto giusto (alla presidenza di Lombardia Film Commission, ndr) è derivata da Centemero“, tesoriere e deputato della Lega. Intanto oggi proseguono le attività del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza nella sede della Barachetti service, di proprietà dell’imprenditore Francesco Barachetti indagato per peculato. Società che, stando agli atti, avrebbe ricevuto negli anni circa 2 milioni di euro dalla Lega. Le perquisizioni nell’azienda al centro di un nuovo filone di indagini, anche su presunti ‘fondi neri’ riferibili al partito, sono scattate giovedì scorso e oggi la Finanza prosegue con le attività già iniziate. Allo stesso modo, vanno avanti le attività dei finanzieri anche nello studio di Scillieri, il quale, secondo il prestanome Luca Sostegni che sta collaborando coi pm, era la “mente” di diverse operazioni.
Manzoni: “Non ci sono mai stati 49 milioni sui conti della Lega” – Uno dei commercialisti arrestati, Manzoni, ha sostenuto davanti ai pm, durante le sue dichiarazioni spontanee ai pm prima di essere arrestato: “Personalmente reputo che non vi siano mai stati 49 milioni quali disponibilità liquide sui conti della Lega nel periodo di mia competenza, in quanto occorre distinguere fra i conti di disponibilità dell’associazione federale e i conti in disponibilità delle articolazioni locali che anche prima del 2015 di fatto avevano conti correnti sui quali aveva firma solo il delegato locale”. Sulla sua nomina Manzoni ha invece spiegato che, dopo che a fine 2013 fu nominato segretario Salvini e Giulio Centemero tesoriere nel settembre 2014, quest’ultimo “mi chiamò quale contabile e quindi mi occupai personalmente della contabilità”.