Sullo scooter a bordo del quale viaggiavano Ciro Migliore e Maria Paola Gaglione, la 22enne morta nella notte tra venerdì e sabato ad Acerra, sono state trovate “impronte compatibili con la suola delle scarpe” indossate dal fratello Michele Gaglione. A scriverlo è il gip del tribunale di Nola nell’ordinanza con cui ne è stato convalidato l’arresto. Il giudice non ha dubbi nel ritenere che sia stata proprio la sua “condotta pericolosa” a causare la caduta del mezzo e, di conseguenza, il decesso della sorella. Come si legge nelle carte, il giovane è riuscito più volte “ad affiancare” la coppia, “cercando di tagliargli la strada” e “speronando” il loro scooter. Durante il tragitto, avrebbe pure lanciato “espressioni minacciose” a Ciro. Secondo il gip, lo dimostra il fatto che – subito dopo la caduta – Gaglione ha colpito il compagno della sorella “con schiaffi e un calcio”. Gesti che sono “espressione della furia che lo pervadeva e che lo animava”.
“E’ indubbio – continua il giudice – che tale condotta” si è rivelata “pericolosa e idonea alla perdita di controllo dello scooter da parte di Migliore, specialmente in virtù del fatto” che si è ripetuta “diverse volte durante la corsa”. A conferma di quanto sostenuto dal gip ci sono anche i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza presenti in via degli Etruschi, a circa 800 metri dal luogo dell’incidente, che poco dopo l’1.15 hanno registrato il passaggio dei due motocicli con lo scooter “letteralmente affiancato” dalla moto guidata da Michele Gaglione. Da qui l’accusa per omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi, a cui si è aggiunta pure l’accusa di lesioni nei confronti di Ciro.
Cosa ha scatenato la sua “furia”? “La non accettazione della relazione della sorella con una persona dello stesso sesso”, chiarisce il giudice, riferendosi al fatto che Ciro è una persona transessuale. Un movente che lo stesso Gaglione avrebbe confermato nel corso del suo interrogatorio. Il giovane, si legge nelle carte, sostiene di aver tentato di “fermare la sorella e riportarla a casa” alla luce del rapporto tra lei e Ciro. Una relazione “ostacolata da lui e dalla famiglia”, riferisce il gip, perché “desiderava un rapporto normale per la sorella”. Durante l’udienza di convalida dell’arresto, Gaglione conferma altri particolari emersi nel corso dell’indagine. Ammette “di aver tentato più volte di tagliargli la strada” e di aver dato “‘per rabbia‘ due schiaffi e un calcio” a Ciro dopo la caduta, salvo poi “soccorrere la sorella” dopo averla vista esanime sull’asfalto.
È anche per questo che il gip di Nola ha deciso di convalidarne l’arresto. “Risultano particolarmente gravi ed allarmanti le modalità e le circostanze dell’azione che denotano l’incapacità dell’indagato di controllare le proprie pulsioni aggressive e denotano una accentuata pericolosità sociale” tanto che “solo la custodia cautelare in carcere riuscirà a scongiurare efficacemente il pericolo di reiterazione criminosa, apparendo a tal fine inadeguata la misura cautelare degli arresti domiciliari”. Il giudice, però, sottolinea, anche che Gaglione ha comunque tenuto un atteggiamento “collaborativo, fornendo elementi utili alla ricostruzione dei fatti e rendendo anche dichiarazioni autoaccusatorie”.