Erano arrivati a scuola per cominciare finalmente il nuovo anno con i compagni, ma l’insegnante di sostegno per loro non c’era. Secondo gli istituti i due bambini – un piccolo di 6 anni con la sindrome di Down, a Pisa, e un bimbo di 9 anni con autismo a Roma – avrebbero potuto rimanere in classe con le maestre curricolari. Che però non sono in grado di seguirli in maniera adeguata, mentre insegnano agli altri alunni. Il risultato è che entrambi sono tornati a casa: il loro primo di giorno di scuola slitta. E non sono eccezioni: “Sono molti oggi a non aver trovato il loro docente di sostegno, tra di loro uno su due è precario”, ha fatto sapere l’Associazione nazione insegnanti e formatori (Anief), Il ministero dell’Istruzione ha chiesto ai presidi di preparare una relazione sui due casi, ma nei due comunicati-fotocopia sottolinea che “come previsto dalle norme vigenti, degli studenti con disabilità non si occupano solo gli insegnanti di sostegno, ma anche quelli curricolari”.
A Roma: “Le altre maestre non si prendono la responsabilità di tenere mio figlio” – Da Roma il padre del bambino autistico ha raccontato: “L’insegnante di sostegno purtroppo non è disponibile perché l’assistente assegnato deve dividersi tra più istituti e le altre maestre non si prendono la responsabilità di tenere mio figlio in classe, visto che non lo sanno gestire”. Quindi non si sa quando il bambino potrà effettivamente tornare a scuola. “Sono stanco di vedere mio figlio, insieme ad altri 500mila ragazzi in Italia, trattato peggio di un cane – ha denunciato il papà – Lui beneficia della legge 104 e avrebbe diritto alla copertura per l’intero orario scolastico. Ma resta tutto sulla carta. La cosa più grave è che non c’è nessuno che sappia indicare una data, nulla”.
Il caso di Pisa: “Mi hanno detto che era meglio tenerlo a casa” – Alla sua storia fa eco quella del piccolo di 6 anni che vive a Pisa. “Dieci giorni fa – racconta la mamma al Tirreno – ho partecipato alla riunione dei genitori con la preside, per capire come avrei dovuto comportarmi con mio figlio. Mi è stato risposto che c’è solo un insegnante per 15 alunni disabili e che sarei stata convocata per discutere la situazione. Ma non ho sentito più nessuno, nonostante le mie richieste”. Soltanto sabato la famiglia viene ricontattata dalla responsabile del sostegno. “Mi è stato detto che sarebbe stato meglio lasciare mio figlio a casa, almeno per i primi giorni. Sarebbe stato seguito come tutti gli altri compagni, ma lui ha bisogno di un sostegno presente e continuo”. La situazione del bimbo è delicata: ha appena iniziato a parlare, e anche un rimprovero fatto nel modo sbagliato potrebbe causargli un trauma. “Ho chiesto alla dirigenza scolastica di mettere nero su bianco ciò che mi è stato detto al telefono. Niente da fare – conclude la mamma – Mi ha risposto che nessuno mi impedisce di portare mio figlio a scuola, ma che nessuno lo seguirà in maniera dedicata. Oggi il mio avvocato invierà una diffida al Provveditorato”. La dirigente scolastica si difende: “Noi non abbiamo alcuna responsabilità. Gli insegnanti non sono stati nominati e siamo ripartiti con un solo docente di sostegno per 15 alunni. Abbiamo aspettato ad avvertire la famiglia sperando nelle nomine in extremis, com’era accaduto l’anno scorso. Ma non è stato così”.
Anief: “Garantire l’istruzione a chi ha bisogni educativi speciali” – Oggi sono tornati sui banchi circa 5,6 milioni di alunni, complessivamente quest’anno saranno 8,3 milioni. Gli alunni con disabilità sono 269mila: 10mila in più rispetto allo scorso anno. Secondo l’Anief “migliaia di cattedre richieste dai presidi in deroga agli organici ricevuti rimangono senza risposta”. Per questo l’associazione rilancia l’ennesima campagna #nonunoradimeno, con ricorsi gratuiti per le famiglie per ottenere gli insegnanti richiesti nel Piano educativo individualizzato. “Serve un impegno del Governo per rendere questi organici effettivi ed evitare il balletto delle supplenze ogni anno – ha sottolineato Marcello Pacifico, presidente Anief – Ormai la situazione è cronica, quasi un insegnante su due è precario su posti di sostegno a fronte di una costante crescita delle iscrizioni e della continua lotta delle famiglia ad avere il numero delle ore richieste dai medici. È arrivato il momento, dopo anni di tagli, di garantire il diritto all’istruzione di tutti i nostri alunni, anche di quei 500mila Bisogni educativi speciali rimasti lettera morta nella legge”, dice Pacifico.