Willy Monteiro Duarte è morto ammazzato di botte la notte tra il 5 e il 6 settembre a Colleferro. Sulla dinamica dei fatti gli inquirenti stanno ancora indagando: intanto, la procura di Velletri, sulla base degli accertamenti autoptici, ha cambiato capo di imputazione per i 4 arrestati per l’omicidio: da omicidio preterintenzionale in omicidio volontario aggravato dai futili motivi. In molti hanno parlato dell’omicidio di Willy (tra tutti, la senatrice Liliana Segre che, intervistata da La Stampa, ha definito di questo omicidio come il simbolo del “naufragio della nostra civiltà”) ed è arrivato anche il momento del Codacons. Se non fosse uno dei fatti più gravi accaduti nel Paese negli ultimi anni verrebbe da sorridere. Invece a leggere quanto segue rimane retrogusto amaro in bocca. Ecco la nota diffusa dall’associazione dei consumatori: “Alla base dell’omicidio di Colleferro vi sono anche i modelli sbagliati proposti dai social network, dove regnano rapper e influencer che lanciano ai più giovani messaggi deviati e spesso pericolosi. Un esempio di messaggio profondamente sbagliato è quello dato dalla nota influencer Wanda Nara che, in questi giorni, è comparsa in una foto dove il figlio le fotografa il lato B, una forma di violenza verso i minori che vale ora alla star di Instagram, così come ad altre influencer che mercificano i propri figli pubblicando le immagini dei bambini mentre indossano famose griffe, una denuncia del Codacons alla Procura per violazione delle norme sulla privacy dei minori”. Ebbene, il Codacons ha deciso di continuare a far perdere tempo alla Procura della Repubblica denunciando la responsabilità di Wanda Nara sull’omicidio di Willy (il loro comunicato si intitola infatti: “Violenza, sesso e bambini in vendita alle griffe: ecco come nasce la violenza di Colleferro. Codacons denuncia Wanda Nara e altre influencer“, per poi specificare che si tratta di una denuncia sulla violazione delle norme sulla privacy dei minori). Un modo eccellente per impiegare le pubbliche risorse nel perseguimento della giustizia in tempi brevi, no? Wanda Nara. Che nel frattempo avrà chiamato una squadra di avvocati. E la nota dell’associazione dei consumatori non finisce qui: “Sia i rapper con le loro canzoni intrise di violenza, sia influencer che mercificano il proprio corpo e l’immagine dei loro figli, contribuiscono alla diffusione di messaggi sbagliati che influiscono sui comportamenti dei più giovani. Non a caso gli accusati dell’omicidio di Colleferro apparivano nelle foto pubblicate sui rispettivi profili social con pose da ‘duri’ e atteggiamenti tesi in modo evidente ad emulare i rapper più in voga in questo periodo“. Ora, senza rimarcare quanto fatto e detto nei giorni scorsi da uno dei rapper più noti e seguiti d’Italia sul caso Willy, Ghali, (lo leggete qui), pare superfluo aggiungere qualcosa a quanto già detto del Codacons. Se non, per riprendere quanto detto da Carlo Calenda e condiviso dal rapper Fedez, “qualcuno si occupi del Codacons”.
Aggiornato il 14 settembre alle ore 19:30
Riceviamo e pubblichiamo dal Codacons.
Ancora una volta IlFattoQuotidiano.it scende in campo per difendere gli influencer (notoria la “simpatia” del quotidiano per Chiara Ferragni e Fedez, di cui il direttore Gomez è un fan sfegatato) anche quando questi lanciano messaggi sbagliati ai giovani. Nella sua campagna contro il Codacons Ilfattoquotidiano.it va oltre e raggiunge nuovi picchi: inventa la finta notizia secondo cui l’associazione avrebbe denunciato Wanda Nara per l’omicidio di Colleferro. Peccato che, come riportato nel comunicato del Codacons, la denuncia contro l’influencer è relativa alla violazione delle norme sulla privacy dei minori (per la foto del figlio che le fotografa il lato B, immagine che ha creato indignazione generale), esposto che non ha nulla a che vedere con la morte di Willy ma che riguarda una vicenda che costituisce un atto di educazione alla sessualità deviata e inaccettabile. E sul fatto che i testi violenti dei rapper, al pari dei messaggi sbagliati lanciati attraverso i social network, possano influire sui comportamenti dei più giovani, ilfattoquotidiano.it finisce con la sua campagna contro il Codacons per difendere bulli e violenti, negando quello che psicologi, sociologi ed esperti del settore affermano già da tempo, ma di cui forse il giornale non è informato. Al riguardo alleghiamo un esposto dell’associazione e relativo all’uso illecito di immagini dei minori sul web.
Avv. Giuseppe Ursini
Presidente Codacons
I contenuti della richiesta di rettifica – pubblicata integralmente, come per legge – non consentono di astenersi dal replicare che, come possono facilmente verificare i lettori, in questo articolo ilfattoquotidiano.it non difende in alcun passaggio influencer che “lanciano messaggi sbagliati” e a dire il vero non difende alcun influencer tout court. Piuttosto dà notizia di un comunicato del Codacons, per altro pubblicato per lunghi brani e senza tagli decisivi che riportano correttamente anche l’ipotesi di reato che tecnicamente viene avanzata nell’esposto contro Wanda Nara. Per questo, dopo questa richiesta di rettifica, ilfatto.it ha ritenuto di modificare l’articolo con l’inserimento di una parentesi in cui si ricordano titolo e sottotitolo del comunicato diffuso dall’associazione dei consumatori nella giornata del 13 settembre affinché i lettori possano farsi un’idea sulle modalità con cui il Codacons stesso ha sintetizzato il suo pensiero. Sotto lo screenshot dalla pagina di Codacons.it (qui il link).
Il Codacons nella richiesta di rettifica si è dimenticato tuttavia di ricordare di aver pubblicato sul suo sito una nota significativamente diversa nella quale, oltre a sostenere di nuovo che l’articolo difende influencer “anche quando lanciano messaggi sbagliati”, aggiunge che ilfattoquotidiano.it “difende violenti e chi sul web lancia messaggi sbagliati e pericolosi”, che difende “a spada tratta” la foto di Wanda Nara (di cui peraltro ilfatto.it non si è mai occupato), che sostiene una “campagna di diffamazione”, che “raggiunge nuovi picchi di odio”, che “finisce con la sua campagna a favore dell’odio per difendere bulli e violenti”. Anche in questo caso vale la pena portare a sostegno il testo completo (qui il link).
Potranno essere i lettori, di nuovo, a giudicare chi ha dato una ricostruzione non vera. Su un punto certamente il Codacons non può giocare sulle parole, come invece fa nei suoi comunicati (e relativi titoli): ilfattoquotidiano.it ha sempre operato per fare corretta informazione e sensibilizzare al meglio e con il massimo sforzo e della professionalità sui temi del bullismo, della violenza, del linguaggio d’odio e degli hater sui social network. Attribuirgli una complicità in questi fenomeni qualifica chi lo sostiene.