Negli ultimi 35 anni sono stati ben sette i tentativi per cercare di tagliare il numero dei parlamentari, ma alle parole non sono mai seguiti i fatti. Ora, grazie alla determinazione del M5s, questo risultato storico lo si può raggiungere votando il 20 e 21 settembre sì al referendum costituzionale confermativo.

Sono davvero molteplici le ragioni per raggiungere questo obiettivo di semplice buon senso. Il risparmio è un punto importante ma non certo il principale. Va ricordato che tra stipendi, pensioni e rimborsi il nostro parlamento è il più caro d’Europa. In particolar modo in un momento di crisi come quello odierno, bisogna dare un segnale di credibilità ai cittadini da parte delle istituzioni. Con il taglio si risparmieranno 300 mila euro al giorno (circa 500 milioni di euro per legislatura) che potranno essere destinati a migliorare la sanità, i trasporti, le scuole e il decoro delle nostre città.

Passando da 945 eletti a 600 si avrà meno quantità e più qualità, il processo legislativo sarà più celere e incisivo. Avremo un processo di semplificazione dell’iter normativo che oggi viene ostacolato dallo spropositato numero di atti, emendamenti e tutte quegli ostruzionismi che complicano il percorso legislativo.

E’ paradossale che alcuni sostenitori del no affermino che ci sarà meno rappresentanza, quest’ultima non coincide con i territori, ma con gli elettori e nessuna porzione di territorio sarà meno rappresentata, non ci saranno disparità perché la rappresentanza sarà proporzionale al numero di residenti.

Durante i lavori dell’Assemblea Costituente personalità come Luigi Einaudi sostenevano l’utilità di ridurre il numero dei parlamentari. Si dimentica (o si fa finta di dimenticare) che, quando nel 1963 fu stabilito l’attuale numero dei parlamentari, non c’erano ancora i consigli regionali che sono vere e proprie assemblee deliberanti che rappresentano i territori e non c’era quello sviluppo della tecnologia che rende più agevole la comunicazione tra rappresentante e votante.

Un numero eccessivo di eletti in Parlamento agevola l’assenteismo. Un terzo dei parlamentari in pratica non partecipa ai lavori, nascondendosi nel “mucchio”; riducendone il numero, potranno essere sottoposti ad un controllo più diretto.

E’ noto a tutti che troppi eletti (si pensi a Salvini e Meloni) sono degli assenteisti cronici: raggiungono percentuali del 70 – 80% di assenze, ma a costoro vengono corrisposti stipendi pieni. Un nostro obiettivo, dopo il referendum, è ridurre anche gli stipendi, un taglio che noi eletti del M5s realizziamo sin dall’inizio tanto che, ad oggi, abbiamo restituito 111 milioni di euro ai cittadini. Capitali che sono serviti per aiutare a far aprire migliaia di partite Iva, per acquistare ventilatori polmonari durante il picco dell’emergenza Covid e per soccorrere gli alluvionati.

Qualora come credo dovesse vincere il si, il nostro Paese si posizionerà nella media agli altri partner europei che hanno meno parlamentari eletti dal popolo. Oggi noi abbiamo 945 eletti, la Germania 709, il Regno Unito 650, la Francia 577, la Spagna 558, gli Stati Uniti con 330 milioni di abitanti ne ha 530. Quindi nessun calo di rappresentanza, saremo solo nella media tra i Paesi occidentali.

La realtà è che contro il taglio c’è solo il palazzo e quella corte che da esso ne ha beneficio, in pratica coloro che vivono di politica e non vivono per la politica, che dovrebbe essere servizio per i cittadini.

Ricordo la tensione quando imponemmo la riforma, nei corridoi del palazzo c’erano persone che discutevano preoccupate, con il volto teso. Un collega di Forza Italia mi disse: “Ma davvero fate sul serio con il taglio dei parlamentari? Ricordati queste parole: se davvero andate avanti Salvini poi fa cadere il governo”. Aveva ragione, certo non è stato l’unico motivo dato che noi, non abbiamo ceduto ad altre pressioni, come quella mirate a non estromettere la famiglia Benetton dalle nostre autostrade.

Del resto la riduzione del numero dei parlamentari è stata approvata da circa il 98% del Parlamento, ma poi, in contraddizione alle dichiarazioni di facciata, in virtù della richiesta determinante di parlamentari leghisti si è chiesto di celebrare il referendum.

Ho trovato raccapricciante alcune affermazioni di certi presunti intellettuali che pur di non appoggiare questa iniziativa del Movimento si sono schierati per il no. La spocchia e il livore di tali personaggi palesa la loro lontananza dal popolo che oggi vive tempi complessi a causa del Covid.

Il 20 e 21 avremo un’opportunità storica, io sono persuaso che il popolo saprà scegliere e la Casta se ne dovrà fare una ragione.

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