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A Washington firmati gli accordi tra Israele, Emirati e Bahrein. Trump esulta: “Nasce un nuovo Medio Oriente, altri seguiranno”

Alla Casa Bianca è il giorno degli 'accordi di Abramo': normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi e lo Stato ebraico che in cambio sospende l’annessione della Cisgiordania. Festeggia Netanyahu e soprattutto il presidente Usa, che incassa un trionfo diplomatico a 7 settimane dalle elezioni. Cambiano la mappa e gli equilibri mediorientali, segnando l’accettazione di Israele nel mondo arabo e un’alleanza comune contro l’Iran

Mentre ai confini della striscia di Gaza suonano nuovamente le sirene anti-missile, Donald Trump sigilla alla Casa Bianca la ‘pax americana’ in Medio Oriente. A Washington è il giorno degli ‘accordi di Abramo‘, ossia le intese per la normalizzazione dei rapporti a 360 gradi tra Israele da un lato e gli Emirati Arabi e il Bahrein dall’altro, in cambio della sospensione dell’annessione della Cisgiordania. “Un giorno storico per la pace, nasce un nuovo Medio Oriente con un accordo che nessuno pensava fosse possibile e che a breve verrà firmato da altri cinque o sei Paesi arabi”, esulta il presidente Usa. Gli ha fatto subito eco il premier israeliano Benyamin Netanyahu: “Una nuova alba di pace, superiamo le divisioni e ascoltiamo il battito della storia”.

Alla cerimonia si è tenuta nel South Lawn della Casa Bianca, davanti ad una folla di centinaia di invitati con pochissime mascherine e senza distanziamento sociale. Netanyahu ha siglato le intese con i ministri degli Esteri degli altri due Paesi, rispettivamente Abdullah bin Zayed Al Nahyan e Khalid bin Ahmed bin Mohammed Al Khalifa.

“Storici accordi di pace“, li ha definiti più volte Donald Trump. Ma Emirati e Bahrein non sono mai stati in guerra con Israele, non sono trattati di pace come quelli siglati con l’Egitto nel 1979 e con la Giordania nel 1994.
In ogni caso si tratta di intese storiche che cambiano la mappa e gli equilibri mediorientali, segnando l’accettazione di Israele nel mondo arabo e un’alleanza comune contro l’Iran, il nemico numero uno di Washington nella regione.

Per Trump è un trionfo diplomatico ma soprattutto politico, che gli permette di accreditarsi come artefice di pace e di vantare la candidatura al Nobel a sette settimane dalle elezioni, mentre spera di incassare un nuovo successo dai negoziati sull’Afghanistan. Come suggerisce lo stesso nome degli accordi, è una vittoria anche per il suo amico ed alleato Netanyahu, inseguito finora dalle polemiche del processo per corruzione e per il rinvio del lockdown per la pandemia. L’unico prezzo che paga è la sospensione, non la rinuncia, all’annessione della Cisgiordania.

La normalizzazione dei rapporti porta quindi a 4 gli Stati del Medio Oriente, dopo Egitto e Giordania, che rinoscono Israele e che hanno relazioni diplomatiche ufficiali con lo Stato ebraico. Il minor isolamento nell’area di Israele corrisponde però a un aumento delle difficoltà della Palestina, sempre meno sostenuta a livello internazionale. E proprio questa sera due razzi sono stati lanciati da Gaza verso le città israeliane di Ashkelo e Ashodod. Lo ha detto il portavoce militare aggiungendo che uno dei due è stato intercettato dall’Iron Dome, il sistema di difesa anti missili. Secondo i media ci sono due feriti leggeri colpiti da schegge di vetro.