La procura ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza su presunti reati commessi tra il 2015 e il 2017, durante il primo mandato dell’attuale sindaco Luca Vecchi. Si va dalla corruzione alla turbativa d’asta, dalla falsità in atto pubblico alla rivelazione di segreti d’ufficio
La Procura di Reggio Emilia guidata dal dottor Marco Mescolini ha notificato a 26 persone, tra le quali diverse figure di alto livello dell’amministrazione comunale di Reggio Emilia, la conclusione delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza su presunti reati commessi tra il 2015 e il 2017, durante il primo mandato dell’attuale sindaco Luca Vecchi. Si va dalla corruzione alla turbativa d’asta, dalla falsità in atto pubblico alla rivelazione di segreti d’ufficio. Tra gli indagati un ex assessore, sei dirigenti comunali di settori fondamentali, il presidente dell’Azienda di servizi ad anziani, minori e disabili, il presidente dell’Istituzione scuole e nidi dell’infanzia. Una prima fase delle indagini era stata chiusa nel luglio 2017, poi riaperta dopo l’arrivo di Mescolini con perquisizioni e sequestro di materiali in Comune effettuati nel giugno dello scorso anno. Il fascicolo probatorio si arricchisce anche di intercettazioni ambientali e telefoniche, appostamenti e pedinamenti, che hanno consentito di mettere a fuoco in particolare gli illeciti collegati a quattro bandi pubblici per un valore complessivo superiore ai 27 milioni di euro.
L’ex assessore indagato è Mirko Tutino, titolare all’epoca della delega alle Infrastrutture, all’ambiente e alla mobilità, accusato di avere diffuso notizie riservate mentre era ancora in corso lo svolgimento della gara per l’affidamento di importanti servizi pubblici, dalla gestione delle soste a pagamento al controllo delle zone Ztl al servizio di bike-sharing. Valore complessivo del bando: 25,4 milioni.
I reati più pesanti e reiterati coinvolgono invece due dei sei dirigenti indagati: l’ex responsabile dell’Ufficio Legale del Comune Santo Gnoni e il dirigente dell’ufficio appalti e contratti Roberto Montagnani, che è ancora oggi in servizio col medesimo incarico.
L’intera inchiesta prede spunto da precedenti indagini sulle presunte corruzioni poste in atto dall’avvocato Gnoni che era anche membro della commissione Tributaria Provinciale. In questa vesta avrebbe favorito le posizioni di alcuni soggetti ricevendone in cambio 15mila euro in un caso e lavori gratuiti di sistemazione della propria automobile in un altro.
Il primo bando di gara alterato dallo stesso Gnoni e dall’’altro dirigente Montagnani, secondo l’accusa, riguarda l’affido di servizi legali del Comune a due professionisti già consulenti dell’Ente (anch’essi indagati) per un valore complessivo di 60mila euro. Nel bando secondo la Guardia di Finanza erano stati inseriti requisiti ad hoc per ostacolare la partecipazione di altri candidati. Per questo bando è indagato anche il membro della commissione di gara, l’avvocato Paolo Coli. La contropartita per Santo Gnoni in questo caso sarebbero state prestazioni professionali gratuite dei vincitori.
Un terzo dirigente, Alessandro Mareggiato, responsabile del servizio mobilità del Comune, è indagato per il bando più corposo sul piano economico, affidato all’unico partecipante alla gara, il consorzio Tea, che registrava tra i suoi associati la società Til srl già concessionaria del Comune in precedenza per i medesimi servizi. Anche in questo caso il bando sarebbe stato configurato ad hoc per scongiurare potenziali concorrenti.
Il terzo bando di gara è per la gestione dell’asilo nido “Maramotti”, affidata per un valore di 1,7 milioni alla cooperativa Panta Rei, dopo avere dichiarato illegittima l’offerta economica di un’altra società che si era aggiudicata il servizio. Per questa vicenda sono indagati anche Paola Cagliari, presidente della commissione di gara e allora dirigente del servizio Scuole e Nidi dell’Infanzia, il presidente della Istituzione che si occupa dell’educazione prescolare Nando Rinaldi, una funzionaria della stessa Istituzione, Tiziana Tondelli, un membro della commissione di gara e un consulente esterno.
L’ultima procedura ritenuta illecita riguarda il servizio di ripristino e di sicurezza stradale. Un bando da 435mila euro assegnato per tre anni (con possibilità di replica per altri tre) alla Autofficina Corradini srl i cui soci (i fratelli Lorenzo e Vincenzo Corradini) sono a loro volta indagati assieme al funzionario dell’ufficio acquisti del Comune Ivana Ceccardi, a consulenti e a membri della commissione. L’aggiustamento del bando a favore della Corradini partiva dalla necessità di compensare un credito di 2,7 milioni vantato dalla stessa impresa nei confronti del Comune, che aveva portato la questione anche in una riunione di Giunta del settembre 2016.
Il sesto dirigente indagato è il responsabile dell’ufficio Controllo Lorenza Benedetti, accusata di omessa denuncia delle irregolarità relative ad uno di questi bandi di cui era venuta a conoscenza. Chi doveva parlare e denunciare gli illeciti, in sostanza stava zitto. Mentre chi doveva tacere per dovere professionale, parlava. Come nel caso dei due dirigenti Gnoni e Montagnani che un mese prima dell’assegnazione del bando milionario sul trasporto scolastico informano la Corradini srl che non è il caso di partecipare essendo già stato deciso chi dovrà vincerlo.
Le azioni illecite arrivavano anche a scrivere verbali di sedute di gara che non si erano mai tenute. Come nel caso del bando pubblico per la nomina del direttore dell’Asp che si occupa di servizi a soggetti deboli. Sotto accusa per questa storia anche il presidente dell’ente pubblico Raffaele Leoni e due membri della commissione aggiudicatrice.
Tre dei sei dirigenti indagati (Montagnani, Benedetti e Rinaldi) sono ancora in servizio con i medesimi incarichi durante il secondo mandato della giunta Vecchi, rieletto nel 2019. Escono invece puliti dalla inchiesta l’ex vice sindaco di Reggio Emilia Matteo Sassi, in un primo tempo coinvolto per la nomina nel maggio 2016 di Maria Teresa Guarnieri a direttrice dell’Asp, e la Cooperativa Coopservice, che aveva vinto con una propria spa l’appalto da 12 milioni per il global service dei servizi energetici comunali. Di loro, nella conclusione delle indagini, non c’è traccia.