Cultura

Il genio di Brad Melhdau chiude il Festival di Ravello. Il sapore del ritorno alla quasi normalità e alla Grande Musica

Nella medioevale Villa Cimbrone, sinfonia gastronomica di chef sotto le stelle. L’Italia del food, del vino, dell’hotellerie è viva e ha voglia di ricominciare.

di Januaria Piromallo

Neanche il Covid ha fermato la più importante manifestazione musicale del panorama nazionale. E se si va a sbirciare la programmazione del Festival di Salisburgo (molto, molto ridotta causa protocollo sanitario), Ravello rimane protagonista assoluta di quest’estate (sur)reale.
Il direttore artistico, Alessio Vlad, ancora ai tempi del lockdown aveva giocato d’anticipo contattando i big tra i big, ovvio che non sapendo, in termini di pandemia, come andasse a finire, le loro agende erano tutte da riempire. E così gli hanno detto sì Martha Argerich, da alcuni considerata la più grande pianista vivente, il maestro Valerij Gergiev della Sinfonica di San Pietroburgo, il soprano Cecilia Bartolo e Riccardo Muti, per la prima volta sul palco dell’Auditorium Oscar Niemeyer.

L’ultimo ad avere accettato è stato proprio il fuoriclasse Melhdau, ex enfant prodige del pianissimo internazionale. Arrivava da New York e visto che l’America svetta in testa alle classifiche come il paese più contagiato al mondo con i suoi quasi sette milioni di casi ( ndr. e nel momento che mi leggerete avremo superato la soglia dei 30 milioni nel pianeta) il pianista di origine olandese/ebreo ha trascorso il suo lookdown preventivo di 14 giorni ad Amsterdam, nella terra dei padri. Ancora autoisolamento di un paio di settimane quando ritornerà negli USA.

Ovvio che con i posti occupati solo di un terzo, ogni concerto a Ravello registrasse il sold out, ma mai come quest’anno Lucia Serino, responsabile della comunicazione, è stata subissata di richieste, come se la voglia della Grande Musica avesse il sapore del ritorno alla quasi normalità.
E proprio la clausura forzata ha ispirato al maestro Melhdau brani musicali dai nomi evocativi “Suite April 2020”, “Keeping distance”, “Remembering all this…” che ha proposto sul Belvedere più bello del mondo, quello di villa Rufolo, sospeso tra cielo e mare. Ma Brad è famoso anche per le sue contaminazioni musicali: fonde Bach con i Beatles, Beethoven con Neil Young. Eccolo, quel tocco quasi magico, suona a braccio, le mani sembrano senza peso, si accartoccia sulla tastiera, chiude gli occhi, sembra in trance.

Estasi e Sinfonia gastronomica. Si cambia scenario, a Villa Cimbrone, incastonato sulla costiera amalfitana, le cui vestigia risalgono all’undicesimo secolo, e fonte d’ispirazione per gli illustri viaggiatori del Grand Tour, si alternano chef “stellati” sotto le stelle. Voglia di ripartire anche dalle eccellenze in tavola al di là dell’emergenza sanitaria. Il Sud è stato fortemente penalizzato dalla quasi assenza di stranieri ma “L’Italia del food, del vino, dell’hotellerie è viva e ha voglia di ricominciare da questo territorio unico”, chiosa il general manager Giorgio Vuilleumier.

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