La riduzione del numero dei parlamentari “non è un tabù” ma “da decenni un obbiettivo della sinistra di governo, lo era già all’epoca del Pci”. E pur reputando “legittimi” i “timori” di chi sostiene il No, Vasco Errani e Sandro Ruotolo annunciano il loro al referendum sul taglio dei parlamentari: “Prima di tutto perché il compito della politica non può essere solo quello di registrare la paura per gli effetti di un progetto incompiuto ma quello di portare a termine una riforma complessiva utile a valorizzare il ruolo del Parlamento”.

In una lunga lettera i due senatori del Gruppo Misto criticando “l’inasprimento del dibattito” specificano che sia le motivazioni del Sì che del No “hanno un fondamento” una volta “tolte le strumentalizzazioni politiche e il populismo”. Ma, sottolineano, “va poi affermata una verità spesso dimenticata”: la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo paritario, dicono “è da decenni un obbiettivo della sinistra di governo, lo era già all’epoca del Pci. Non è quindi un tabù”.

È “chiaro”, aggiungono, che “non tutte le riforme vanno bene: per noi il problema sono gli equilibri della rappresentanza, i bilanciamenti e il ruolo fondamentale e irrinunciabile del Parlamento”. Ragioni, queste ultime che “sosteneva il professore Stefano Rodotà, di certo non un populista”. Si tratta di punti che, ad avviso di Errani e Ruotolo, restano irrisolti ad iniziare da “una legge elettorale che consenta un equilibrio nella rappresentanza e una riforma dei regolamenti parlamentari, che debbono essere assolutamente affrontati”.

“Noi rifiutiamo gli argomenti di chi interpreta la riduzione del numero dei parlamentari con uno spirito di anti politica e populismo. Non è accettabile e va respinta una propaganda che metta in discussione la democrazia rappresentativa o umili il ruolo del Parlamento”, aggiungono. La qualità della democrazia “non può essere ridotta ad una questione di bilancio – sostengono – perché è un argomento di per sé privo di qualsiasi fondamento”.

Ma, ricordano, ci sono delle “ragioni politiche che hanno portato all’approvazione di questa riforma e che stanno emergendo nel corso della campagna referendaria”. Esiste “l’accordo politico che ha portato le forze che sostengono l’attuale governo ad approvare la riforma ed avviare la difficile fase di costruzione di un nuovo centrosinistra”. Un’intesa che va “onorata”. Dall’altro lato, rimarcano, “vediamo una destra che nelle ultime settimane, con la sua propaganda divisiva, sta strumentalizzando in maniera inaccettabile il voto referendario legando la vittoria del no alla spallata al governo”.

“Per l’insieme di queste ragioni voteremo sì: prima di tutto perché il compito della politica non può essere solo quello di registrare la paura per gli effetti di un progetto incompiuto”, ribadiscono Errani e Ruotolo ma “quello di portare a termine una riforma complessiva utile a valorizzare il ruolo del Parlamento”. E inoltre “occorre respingere l’inaccettabile strumentalizzazione della destra che farebbe solo del male al Paese”.

In vista del voto del 20 e 21 settembre che riguarderà anche il rinnovo di sette Consigli regionali, Errani e Ruotolo si rivolgono agli elettori M5s: “A tutti loro chiediamo di votare per i presidenti del centrosinistra in Puglia, Marche e Toscana. Giani in Toscana, Emiliano in Puglia, Mangialardi nelle Marche – concludono – Noi ci crediamo, crediamo che la nuova alleanza del centro sinistra allargato alla società civile con i 5 stelle sia l’unica proposta politica vincente. Non ci sono governi tecnici all’orizzonte. C’è solo la destra di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni”.

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