Il commercialista Manzoni, che ha un incarico anche in Ats Milano, si interessava affinché l’imprenditore Barachetti, anche lui vicino al Carroccio, s’inserisse nel business dei disinfettanti e delle mascherine. Giorno dopo giorno dal mastodontico fascicolo di indagine emergono nuove intercettazioni e nuovi possibili incroci nell'inchiesta che ha portato tre commercialisti e il cognato di uno di questi ai domiciliari. L'obiettivo dei pm è scoprire se esistono altri affari simili a quelli del capannone, dove sono finiti i soldi e quanti imprenditori potrebbero essere coinvolti in una serie di operazioni anomale
Quanti erano gli affari curati dai contabili della Lega e quanti gli imprenditori coinvolti? Giorno dopo giorno dal mastodontico fascicolo di indagine emergono nuove intercettazioni e nuovi possibili incroci nell’inchiesta che ha portato tre commercialisti e il cognato di uno di questi ai domiciliari per la compravendita considerata “gonfiata” dalla procura di Milano di un capannone rifilato Lombardia Film Commission. Così in una intercettazione del 18 marzo Andrea Manzoni, già revisore contabile per il Carroccio che ieri davanti al giudice per le indagini ha risposto respingendo le accuse, dice all’imprenditore Francesco Barachetti, indagato per concorso in peculato, una frase emblematica. “Riusciresti anche a venderci i gel per lavar le mani? (…) Hai presente il gel quello che va di moda adesso? (…) se riesci a prendere piede su quello (…) la pulizia secondo me tutti incominciano a essere più attenti eh”. Manzoni, per gli investigatori della Guardia di finanza, “lascia intravedere” all’imprenditore “le prospettive di guadagno sottese al proficuo inserimento in questa nicchia di mercato”. “Se pensi già solo io e Alberto (Di Rubba, altro contabile arrestato ed ex presidente della Lombardia Film Commission, ndr), tra uffici, ‘non solo auto’ (…) adesso in Lega, cioè vedi che il lavoro arriva”.
I due, spiegano gli investigatori delle Fiamme gialle nell’informativa parlano dei “futuri lavori commissionati all’impresa dal partito politico Lega per Salvini premier e da altre entità allo stesso riconducibili, come ad esempio Radio Padania“. Manzoni fa anche riferimento “alla recente acquisizione, al momento non riscontrata ufficialmente, della divisione pulizie e sanificazione” di un società da parte della Barachetti, “quale condizione necessaria e sufficiente per procacciarsi i lavori presso i locali riferibili al partito“. E gli dice: “Secondo me adesso ti faremo fare la sanificazione, ne parlavo proprio con Calderoli ieri (…) è un’attività separata completamente slegata dall’attività di costruzione”. Il 24 marzo vengono apportate modifiche allo statuto societario della Barachetti service srl e viene inserita anche l’attività di “pulizie, disinfestazioni, derattizzazioni e sanificazioni civili e industriali”. Lo stesso giorno Manzoni dice a Di Rubba: “Barachetti mi ha fatto vedere che ha lasciato sulle nostre scrivanie un piccolo gel per le mani“.
La solerzia dell’imprenditore, originario di Casnigo come Di Rubba, è comprensibile alla luce dell’evoluzione degli affari negli ultimi 6 anni. Nel 2014 l’utile non supera i 13 mila euro, poi incrementi importanti che raggiungono gli oltre 93mila euro nel 2017, i 280mila nel 2018 e i 279mila l’anno scorso. I ricavi, quindi al netto dei costi, sono allo stesso modo impressionanti: con oltre 650mila euro nel 2014 e i 4 milioni e 400mila dell’anno scorso. L’azienda si occupa di idraulica, edilizia e giardinaggio, impiantistica, installazione e vendita di elettrodomestici, di recente anche di sanificazioni e nel Carroccio un cliente di prima grandezza. Barachetti viene citato dai finanzieri come “abituale fornitore, negli ultimi anni, della Lega e delle persone fisiche e giuridiche ad essa collegate”. Negli atti emerge anche un acquisto personale di Calderoli: elettrodomestici per 83mila. Bankitalia, già nel 2019, aveva segnalato versamenti su un conto dell’impresa di Casnigo dalla Pontida Fin (finanziaria leghista amministrata da Di Rubba), per 539mila euro in più tranche attraverso bonifici. Ma c’è anche un altro versamento eseguito dal Carroccio per 31mila euro, con il servizio ispettivo che scrive: “Non si rinvengono operazioni che consentano di identificare un utilizzo specifico, anche parziale, dei relativi fondi”. Poi altri 269mila euro dal movimento e ancora dalla finanziaria per 446mila. La missione degli inquirenti è appunta quella di capire se queste movimentazioni e bonifici siano il veicolo di un flusso di soldi destinato chissà dove. Senza dimenticare che è l’azienda dell’imprenditore che, per gli inquirenti, incassato circa 260mila euro nell’affare sull’immobile di Cormano per attività di ristrutturazione: immobile pagato 800mila euro ma il cui valore sarebbe stato la metà.
In una telefonata del 18 marzo scorso Manzoni dice a Barachetti: “Io come vedi ti faccio da agente di commercio“. Manzoni, tra l’altro componente del Collegio Sindacale dell’Agenzia di Tutela della Salute (Ats) della Città Metropolitana di Milano, cura “gli interessi economici di Barachetti”. E promuove nel periodo dell’emergenza Covid anche la sua “nuova attività di pulizia e sanificazione“, svolta dalla Barachetti service srl anche nella sede della Lega di via Bellerio, come risulta dalle intercettazioni. In un colloquio del 30 aprile, tra l’altro, gli chiede: “lì in Bellerio riesci a fornire le mascherine? (…) forniscine 1000 (…) va bene di tutto gel, guanti, mascherine”. Per i finanzieri c’è una “sorta di immedesimazione organica di Manzoni nelle dinamiche societarie di Barachetti”, tanto da “promuovere in prima persona l’attività svolta da quest’ultimo”. Barachetti è figura centrale nelle indagini dei pm milanesi che stanno lavorando anche sul fronte di presunti ‘fondi nerì raccolti per il partito con retrocessioni di denaro.
Ma Barachetti potrebbe non essere stato l’unico imprenditore così vicino ai commercialisti leghisti da condividere un’accusa. Gli inquirenti ritengono che possa esistere uno schema che si ripete con protagonisti diversi ed è per questo che si valuterà una per una con grande attenzione tutte le segnalazioni che sono arrivate dal mondo bancario e da direttori di banca per operazioni riconducibili alla Lega. Dopo il caso di Marco Ghilardi, ex direttore della filiale Ubi di Seriate, licenziato per aver omesso di segnalare operazioni anomale e a suo dire una ragione economica, c’è il timore di finire nei guai.
Intanto dalle carte emerge che l’unico componente dell’organismo di vigilanza della Lombardia Film Commission, all’epoca del caso del capannone avrebbe avuto rapporti economici con società partecipate o amministrate dai tre contabili e dal tesoriere leghista Giulio Centemero. L’analisi delle “movimentazioni finanziarie registrate sul conto corrente personale” di Alessio Gennari, componente dell’Odv della Lombardia Film Commission (non indagato), “riflette effettivamente l’esistenza di rapporti economici attivi anche con Di Rubba”, l’ex presidente dell’ente, “risalenti al maggio 2019”. Nel corso delle indagini, si legge ancora nell’annotazione, “sono emersi altri elementi indicativi della peculiare vicinanza (economica) di Gennari a Di Rubba e Manzoni”. Vicinanza “alle società ad essi a vario titolo riconducibili”. Prima e durante l’incarico alla Lombardia Film Commission, annotano le Fiamme gialle, nel 2012, 2014, 2017 e 2018, Gennari “ha percepito compensi (redditi da lavoro autonomo) anche da altre società riconducibili a persone collegate al partito di riferimento (tra cui Scillieri, Manzoni e Di Rubba)”. Nel 2012, si legge, ha incassato oltre 7mila euro da Areapergolesi srl società di cui Scillieri, Manzoni e Di Rubba erano depositari contabili e partecipata da Di Rubba, Manzoni, Giulio Centemero e Stefano Borghesi, senatore leghista. Nel 2015 e 2016 anche la moglie di Gennari ha ricevuto circa 2400 euro dalla stessa società. Poi, per Gennari anche 2500 euro nel 2014 da Geseco srl “di cui Centemero è stato amministratore unico” e nel 2017 oltre 6mila euro da Editoriale nord srl “di cui Manzoni è stato liquidatore”.