Altro che i commercialisti “vicini” alla Lega. Altro che professionisti di “area Carroccio“. In via Bellerio, storica sede milanese della Lega, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni erano “praticamente di casa”. Di più: i due professionisti finisti agli arresti domiciliari avevano a disposizione “un ufficio d’appoggio” nella “casa” del partito di Matteo Salvini. “È per questo che non può fare finta di non conoscerli e deve manifestare fiducia nei loro confronti, nonostante siano ai domiciliari”, dice al fattoquotidiano.it Francesco Bonora, che nella storica sede del Carroccio ha fatto il centralinista per 17 anni lunghi anni: dal 1998 al 2015. Poi è stato licenziato insieme a 77 colleghi: quasi tutti i dipendenti del partito di Alberto da Giussano. “A cacciarci furono Centemero, Di Rubba, Manzoni e Giorgetti. E su Giorgetti invito a fare attenzione: lui nella Lega c’è, c’è sempre stato e sempre ci sarà. Anche dopo Salvini: non c’è dubbio. Si è già un po’ smarcato”, dice Bonora.

Bonora, all’epoca vi licenziarono perché dicevano che i soldi erano finiti. Lei in quel periodo era un rappresentante sindacale della Uiltucs: come andarono le cose?
Nel 2014 iniziammo a fare riunioni con Centemero: dicevano che il partito era in crisi. Noi replicavamo che i soldi c’erano, avevamo i visto i bilanci pubblici, c’erano le proprietà immobiliari. Siamo andati più volte dal tesoriere, ma lui non era capace di dirti le cose cattive in faccia. Te le faceva dire dall’avvocato della PricewaterhouseCoopers, la società di consulenti che io chiamavo semplicemente “tagliatori di teste”. Loro furono molto netti: ci dissero che volevano esternalizzare i servizi e quindi in 77 saremmo dovuti andare via.

E Salvini?
Io con Salvini attaccavo i manifesti. La cosa che fa più ridere è che mentre lui licenziava noi, andava in giro a parlare con Landini e la Fiom e a difendere i lavoratori delle fabbriche.

Quello è il periodo in cui Centemero affida la cassa del partito a Di Rubba e Manzoni: li conosce?
Certo che li conosco, in Bellerio erano di casa. Non dico venissero tutti i giorni ma molto spesso.

Già nel 2014? Cosa venivano a fare?
Avevano un ufficio d’appoggio in via Bellerio. Non c’erano i loro nomi sulle porte ma lo potevano usare. Mi era stato detto chiaramente che potevano accedere agli uffici e infatti Salvini non ha potuto non ammettere che questi due li conosceva.

L’altro commercialista arrestato, Michele Scillieri, invece lo conosceva?
No, credo mai visto.

Ha letto le notizie di giudiziaria che coinvolgono Di Rubba, Manzoni e Scillieri?
Certo che le ho lette.

Ci sono da chiarire giri di denaro per migliaia e migliaia di euro. Tutti fatti che secondo l’accusa risalgono proprio nel periodo successivo al vostro licenziamento: che ne pensa?
Penso che se loro facevano girare denaro non le dico cosa mi gira a me. Ma già all’epoca a noi tutti ci giravano.

Lei è entrato in Lega da militante leghista?
Sì, sì certo.

E in via Bellerio come commentavate la nascita della nuova Lega per Salvini premier?
Noi sapevamo che Salvini stava distinguendotra la sua figura di candidato premier e la Lega Nord. Però da lì a pensare che avrebbe fatto un partito nazionalista partendo da uno federalista ce ne corre. Cioè io ero lì perché credevo nel federalismo, mica per altro. Infatti dal 2015 non prendo più neanche la tessera, sono lontano da tutto e ho altre idee. A parte il referendum, dove voterò senza dubbio sì.

Perché voterà Sì?
Perché mangiano abbastanza i partiti, figuriamoci i parlamentari.

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