I depistaggi che hanno bloccato l’accertamento della verità sulla scomparsa di Mauro De Mauro “costituiscono una sconfitta per le Istituzioni e, al tempo stesso, continuano a sollecitare l’impegno affinché si squarci il velo degli occultamenti”. Lo scrive Sergio Mattarella in una nota in cui ricorda il giornalista dell’Ora di Palermo, svanito nel nulla il 16 settembre del 1970, esattamente 50 anni fa. “Mauro De Mauro venne rapito cinquant’anni or sono da sicari mafiosi e il suo corpo non fu più trovato. In questo giorno di ricordo, desidero esprimere anzitutto la mia vicinanza e solidarietà ai familiari e a quanti conobbero e lavorarono con De Mauro, apprezzandone le qualità umane e l’impegno professionale. Ricerche e indagini non sono giunte a piena verità sulle ragioni e le responsabilità dell’efferato omicidio”, dice il presidente della Repubblica. “I dubbi irrisolti e l’esito negativo dei procedimenti giudiziari costituiscono una sconfitta per le Istituzioni e, al tempo stesso, continuano a sollecitare l’impegno affinché si squarci il velo degli occultamenti”.

Il capo dello Stato, palermitano, ricorda che “la società siciliana e l’intero Paese hanno sempre riconosciuto la matrice mafiosa: per questa ragione De Mauro è diventato un simbolo della comunità che vuole liberarsi dal giogo della criminalità e che intende affermare il principio di legalità come condizione di civiltà e di sviluppo. De Mauro rappresenta anche, con il suo sacrificio, il giornalismo che compie fino in fondo il proprio lavoro, che cerca di far luce su vicende oscure con coraggio, che non si accontenta di versioni di comodo, che esercita la propria libertà per assicurare, nel pluralismo, le libertà di tutti. Sono tanti i giornalisti che nel mondo pagano il prezzo più alto per questo impegno. Il loro esempio -ha concluso- è un testimone ora affidato a tutti i colleghi e alle generazioni più giovani”.

Esperto cronista di fatti di mafia con un passato oscuro da giovane militante della X Mas di Junio Valerio Borghese, De Mauro scompare nel centro del capoluogo siciliano senza lasciare traccia. In breve tempo la sua storia diventa emblematica, talmente complicata e tortuosa da diventare un caso. Colpa dei depistaggi che hanno manipolato e sottratto decine di elementi. Il processo sul caso De Mauro si è concluso nel 2011 quando la corte d’Assise di Palermo ha assolto Totò Riina, all’epoca l’unico sopravvissuto del gruppo mafioso che avrebbe organizzato il rapimento. A uccidere De Mauro, infatti, non fu – con tutta probabilità – soltanto Cosa nostra. Anzi il delitto del giornalista sarebbe maturato in contesto diverso, con i boss mafiosi che interpretarono solo il ruolo di killer. L’inchiesta della procura di Pavia sull’omicidio di Enrico Mattei e quella dei pm siciliani hanno ricostruito come verosimile la pista che collega la scomparsa di De Mauro all’eliminazione dello storico presidente dell’Eni. Ai due delitti parrebbe essere legato anche l’assassinio di Pier Paolo Pasolini. Per il caso De Mauro, comunque, Riina fu assolto anche in Appello e in Cassazione. “La verità è stata massacrata da un massiccio e mirato depistaggio“, scrissero i giudici nelle motivazioni della sentenza.

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