Uniforme obbligatoria per tornare a scuola, pantaloni e cravatta per gli studenti, gonna e collant per le studentesse. Suscita polemiche la decisione di una preside di Francavilla Fontana (Brindisi), Adelaide D’Amelia, che dirige l’istituto “De Amicis – San Francesco”, comprensivo di scuola elementare e media: le uniformi imposte agli alunni, secondo molte famiglie, alimentano gli stereotipi di genere.
I genitori hanno protestato e hanno scritto alla dirigente per chiederle di tornare sui suoi passi. A destare contrarietà ci sono i costi – 35 euro per ogni completo – e la scomodità degli indumenti scelti. Ma soprattutto la scelta di imporre differenze di genere tramite regole sull’abbigliamento e alimentare stereotipi sessisti . La dirigente aveva risposto alle famiglie l’11 settembre, motivando e confermando la sua decisione: “Non convengo sulla pluralità di svantaggi nell’indossare la divisa” ha scritto. “La divisa femminile comprende i collant – ha precisato – ma essi non saranno calzati dal 24 settembre, bensì solo quando la bambina e l’alunna avranno freddo”. Secondo la dirigente “i costi delle divise saranno ammortizzati nel medio periodo, perché la gonna è lunga fino al ginocchio e ha l’elastico regolabile”.
Per quanto riguarda lo stereotipo di genere, D’Amelia ha ricordato che l’ex ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha emanato una direttiva nel 2017 invitando alla differenza di genere nel linguaggio giuridico della pubblica amministrazione. “L’uguaglianza formale e sostanziale tra le bambine e i bambini – ha affermato la dirigente – lascerà comprendere anche attraverso la gonna, indossata a scuola, che il corpo femminile richiede profondo rispetto e ossequio della sua dignità e personalità”. La risposta della preside non ha soddisfatto i genitori, che hanno annunciato una raccolta firme per protestare contro le uniformi per giovedì 17 alle ore 19, davanti all’entrata della scuola.
“Parrebbe uno scherzo ma purtroppo è tutto vero”, afferma il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che ricorda come “uguaglianza” significhi “dare a tutti le stesse possibilità, non uniformare, peraltro con una incredibile serie di stereotipi di genere”. Per il vicepresidente della Commissione Cultura di Montecitorio, l’idea delle uniformi diverse per maschi e femmine è “anacronistica e retrograda, dannosa per gli studenti, le studentesse e per l’idea di società che promuove”. Sul compito della scuola, Fratoianni afferma che “deve educare alla differenza, alla libertà e al rispetto dell’altro. Mi auguro che la preside torni sui suoi passi – aggiunge – Altrimenti qualcuno, a cominciare dal ministero dell’Istruzione, le spieghi che così non si può fare. Queste idee restino nel passato, dove le abbiamo lasciate”, conclude Fratoianni.