Lancia l’allarme sulla gravità della situazione in Europa, dove “i casi settimanali hanno ora superato quelli segnalati quando la pandemia ha raggiunto per la prima volta il picco in Europa a marzo”. Quanto al contenimento dei nuovi infetti nell’ultimo periodo bisogna imparare dalla Svezia, e insiste sui 14 giorni per il periodo di quarantena. L’Organizzazione mondiale della sanità interviene per voce del suo direttore, Hans Kluge, che ricorda i numeri dei casi Covid della scorsa settimana: sono stati più di 300mila in tutta Europa, ha detto, “e più della metà dei Paesi Ue ha segnalato un aumento dei casi superiore al 10% nelle ultime 2 settimane. In 7 di questi Paesi i casi riportati di recente sono più che raddoppiati nello stesso periodo”.
Ha poi evidenziato che “in primavera e all’inizio dell’estate abbiamo potuto vedere l’impatto delle rigide misure adottate. I nostri sforzi, i nostri sacrifici, sono stati ripagati. A giugno i casi hanno toccato il minimo storico“. I numeri della diffusione di Sars-CoV-2 “a settembre, però, dovrebbero servire da campanello d’allarme per tutti noi: sebbene questi numeri riflettano una migliore capacità di testing, mostrano anche tassi di trasmissione allarmanti in tutta la regione”. In totale in Europa, ha proseguito, “sono stati registrati 4.893.614 casi di Covid-19 e 226.524 decessi”. Numeri pesanti, che “raccontano solo una parte della storia: l’impatto sulla nostra salute mentale, sulle nostre economie, sui nostri mezzi di sussistenza e sulla nostra società è stato enorme”. Quanto all’età, “anche se abbiamo visto un aumento dei casi tra i gruppi di età più avanzata, 50-64 e 65-79 anni, nella prima settimana di settembre la percentuale maggiore è ancora tra i 25-49 anni“.
Il caso Svezia – Insieme a Kluge è intervenuta anche la funzionaria dell’Oms Catherine Smallwood che nel corso del briefing online ha elogiato la Svezia, il cui approccio anti-lockdown è stato oggetto di critiche anche da parte degli esperti e dello stesso epidemiologo di Stato Anders Tegnell. “Bisogna riconoscere – ha detto Smallwood – che la Svezia ha evitato l’incremento di casi” nell’ultimo periodo “che si sta verificando in altri Stati, in particolare in Europa occidentale, e penso che ci siano lezioni da imparare dall’approccio svedese, in particolare sulla sostenibilità e il coinvolgimento dei cittadini“.
Ma, al di là della contingenza che rivela un minore numero di nuovi infetti rispetto ai vicini scandinavi, a inizio settembre il quotidiano britannico The Telegraph ricordava che la Svezia ha segnato il record per le vittime da Covid-19 con 5.832 decessi (su una popolazione di 10 milioni di abitanti, tanti dei quali nelle case di riposo), “oltre sei volte in più rispetto a quelli di Danimarca (627 morti, con una popolazione di 5,8 milioni di abitanti) e Norvegia (264, con una popolazione di 5,4 milioni di abitanti) messi insieme”. Da considerare inoltre che Stoccolma sta eseguendo meno tamponi (1,2 ogni mille persone) di quanto stiano invece facendo Copenhagen (5,9) e Oslo (2,2). Un livello di test più basso che contribuirebbe a fare scendere la curva dei casi nel Paese che ha sempre puntato sul raggiungimento dell’immunità di gregge. Che, peraltro, non è stato raggiunta nell’obiettivo che le autorità sanitarie si erano prefissate.
Quarantena – Smallwood ha infine aggiunto che “la nostra posizione sulla quarantena di 14 giorni resta tale”, nell’interesse dei “pazienti che sono stati esposti al coronavirus“. La determinazione del periodo “è basata sul periodo di incubazione e di trasmissione della malattia” e la cambieremmo “solo nel caso in cui le cose dovessero cambiare dal punto di vista scientifico, cosa che finora non è successa”, ha sottolineato.