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Processo Messina Denaro, il pm Paci non vuole ascoltarlo in aula: l’ex pentito invia 3 denunce. “Così getta ombre sulla procura”

L'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara ha inviato ai giudici di Caltanissetta tre plichi pieni di accuse contro il procuratore Gabriele Paci colpevole di essersi opposto alla richiesta dell'ex pentito di essere ascoltato in aula. L'avvocato della famiglia Borsellino manifesta vicinanza al magistrato: "Animato da un profondo spirito di ricerca della verità"
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Il pm lo aveva definito un “inquinatore dei pozzi“. Adesso l’ex pentito Vincenzo Calcara lo denuncia, con tre lettere inviate ai giudici di Caltanissetta del processo a Matteo Messina Denaro, accusato come mandante delle Stragi del ’92. Tre plichi pieni di accuse contro il procuratore Gabriele Paci colpevole di essersi opposto alla richiesta di Calcara che voleva essere ascoltato in aula. Secondo l’ex collaboratore di giustizia di Castelvetrano, il magistrato ‘si è reso protagonista di un comportamento scorretto’ e nel suo dossier (due lettere e un esposto) presenta una versione alternativa a quella tracciata durante la requisitoria, indicando analogie con le dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia. Il carteggio non è stato acquisito dalla Corte presieduta dalla giudice Roberta Serio e adesso gli atti saranno inviati alla Procura di Catania, competente per i fatti che riguardano i magistrati in servizio a Caltanissetta.

“Si fa pesante allusione alla mia persona, gettando ombre sull’ufficio di procura”, ha detto Paci, che nel corso della requisitoria aveva tratteggiato il profilo di Calcara, ricostruendo il contenuto dei suoi verbali, in cui sarebbe stata ‘evitata’ la figura del latitante Matteo Messina Denaro. L’inizio della sua collaborazione risale al 1991, in contemporanea con una schiera di pentiti “di secondo piano, perché esterni a Cosa Nostra e per lo più a conoscenza di fatti di droga”, ha detto il magistrato. “Dice tante cose ma non fa mai il nome di Matteo Messina Denaro, nonostante in quegli anni fosse già molto operativo. Diceva che il capo non era neppure il padre, ma Mariano Agate – disse Paci durante la requisitoria – quindi Calcara forse dovrebbe dire la verità proprio su questi punti oscuri che ancora impediscono di fare luce sulle ambiguità, sui misteri che ancora permangono nonostante i tanti processi celebrati”. Una versione respinta da Calcara che nel ‘dossier’ sostiene di aver parlato delll’ultimo latitante di cosa nostra con Paolo Borsellino.

Nei tre plichi – nel tentativo di accreditarsi – l’ex pentito fa piu volte riferimento ai rapporti con il magistrato ucciso nella Strage di via d’Amelio e i suoi familiari, che nel processo contro Messina Denaro sono stati riconosciuti tra le parti civili. “Prendiamo le distanze da qualunque riferimento che il Calcara fa a membri della famiglia Borsellino che io rappresento – ha detto l’avvocato Fabio Trizzino, legale dei familiari e marito di Lucia – anzi colgo l’occasione per diffidarlo dal continuare su questa strada, giacchè la famiglia Borsellino in questi anni ha potuto soltanto constatare la serietà, l’abnegazione, lo sforzo immane che i pubblici ministeri che si sono avvicendati in questi anni e in particolare proprio il dottor Gabriele Paci, una persona animata da un profondo spirito di ricerca della verità, ma con gli strumenti consentiti dal codice e non facendo sociologia o storia”.

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