Fissava udienze nonostante il lockdown e divieti ministeriali e sui social network esternava tesi negazioniste sul Covid-19. Per questo il Consiglio Superiore della Magistratura ha disposto la revoca dall’incarico di giudice onorario di pace a Taranto per Nicola Russo, volto noto nel capoluogo ionico per la sua attività con il Comitato Taranto Futura che negli anni si è fatto promotore di una serie di iniziative referendarie come quello per la chiusura dell’area a caldo dell’Ilva, ma non solo. Il comitato ha puntato senza riuscirci anche a varare referendum per la modifica del nome della città in “Taras” o per l’annessione della provincia ionica alla Basilicata. Ma non è stato questo a spingere i magistrati del Csm a decidere per il siluramento di Russo. Al centro della vicenda è finita la sua condotta “indicativa – si legge nel provvedimento di revoca – di carenza di equilibrio e che compromette il prestigio delle funzioni attribuite”.
Russo, infatti, era in aperto contrasto con il presidente del Tribunale di Taranto e con la decisione di quest’ultimo di sospendere, come nel resto d’Italia, l’attività giudiziaria nel rispetto delle norme anti contagio. Una battaglia combattuta a suon di ordinanze dall’una e dall’altra parte nella quale Russo sosteneva che lo “stop” alle udienze fosse sostanzialmente immotivato poiché nella provincia ionica non sussisteva un effettivo stato di emergenza alla luce del basso numero di contagi. Anche a Taranto, insomma, “non ce n’è Covid”. E così, ignorando i provvedimenti del Tribunale, l’ex giudice di pace Russo aveva tentato di predisporre la celebrazione di una serie di udienze nonostante l’intero Paese fosse il lockdown o ne fosse uscito da poco. Non solo. Sotto la lente del Csm sono finiti anche i messaggi pubblicati sulla pagina Facebook di Russo e definiti dall’organo di autogoverno della magistratura “eccentriche affermazioni in ordine alla diffusione del virus Covid-19 e inopportuni riferimenti al suo ruolo di Giudice di pace”.
Insomma Russo avrebbe adottato provvedimenti in contrasto con le direttive ministeriali “sulla base di sue personali ed improvvisate valutazioni sul rischio sanitario correlato al Covid-19 – si legge nel provvedimento emesso dal Csm – si ostinava nel voler celebrare le udienze nonostante i provvedimenti emergenziali adottati dall’autorità governativa e il decreto del Presidente del Tribunale di Taranto, pur a fronte del gravissimo rischio per la salute del personale addetto all’ufficio del Giudice di pace di Taranto, degli avvocati e dell’utenza”. Per il Consiglio superiore della magistratura si è trattato di una condotta “che è all’evidenza indicativa di carenza di equilibrio e che compromette il prestigio delle funzioni attribuite”.
Nel corso del procedimento avviato dopo la segnalazione dei giudici tarantini, Russo è stato ascoltato dal consiglio giudiziario del distretto di Lecce ribadendo la legittimità del suo operato e negando ogni addebito sui messaggi apparsi sul social network: l’ex giudice onorario ha sostenuto “che il computer presente nella sua abitazione era in uso anche ai suoi familiari che potevano aver avuto accesso al suo profilo Facebook, e in ogni caso sosteneva che si trattava di ‘semplici aforismi che avevano lo scopo culturale di sottolineare l’importanza del ritorno alla vita reale’”. Messaggi pubblicati insomma a sua insaputa. Una tesi poco credibile per il Csm che ha confermato come quelle esternazioni fossero la dimostrazione “della carenza di equilibrio del magistrato onorario” e ha adottato la più drastica delle decisioni: la revoca nei suoi confronti dell’incarico di magistrato onorario.