La tecnologia non serve solo a migliorare il nostro quotidiano in ambito lavorativo o intrattenitivo, ma può dare una grande mano anche in ambito scientifico, ad esempio aiutando la ricerca di soluzioni al COVID-19. Per questo il noto chipmaker statunitense AMD ha deciso di aumentare la già notevole potenza di calcolo messa a disposizione di vari istituti di ricerca nel mondo, portandola al livello dei primi 500 supercomputer del mondo.
Come sappiamo ci sono tanti modi per combattere il COVID-19, uno indubbiamente è quello della ricerca scientifica per trovare vaccini e terapie. Tuttavia i tempi della ricerca sono solitamente lunghi e mal si attagliano a un’emergenza sanitaria. Per accelerarli dunque una delle vie è quella di sfruttare la potenza di calcolo dei moderni super computer, come hanno fatto molti colossi hi-tech e istituzioni accademiche che hanno messo a disposizione le proprie soluzioni. Tra questi c’è anche il produttore di processori statunitense AMD, che nelle scorse ore ha anzi annunciato di voler aumentare il proprio supporto alla lotta contro il COVID-19, grazie alla donazione di nuove unità di calcolo, che aggiungeranno altri 5 petaFLOPS alla potenza di calcolo totale messa a disposizione. Per capirci il FLOP è la misura che indica il numero di operazioni in virgola mobile eseguite in un secondo dal processore, con 1 petaFLOP che indica la capacità di svolgere 1 milione di miliardi di operazioni al secondo.
Le CPU ad alte prestazioni AMD EPYC di seconda generazione e le GPU Radeon Instinct saranno dunque impiegate per supportare i programmi di ricerca presso l’Università texana di Austin, l’Università di Toronto, la Stanford, la UCLA, l’Università di Trento altre 13 istituzioni negli Stati Uniti, in Europa e in India.
Con l’aggiunta di questi nuovi 5 petaFLOPS di capacità di computazione, l’iniziativa AMD COVID-19 HPC Fund ad oggi ha messo a disposizione in totale ben 12 petaFLOPS di potenza di calcolo al servizio della ricerca scientifica, valore che rientrerebbe nella classifica top 500 dei più potenti supercomputer al mondo.
Secondo il Professore Enrico Blanzeri del Dipartimento d’Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento “Le risorse computazionali che AMD sta fornendo saranno inserite nel nostro progetto gene@home attualmente in corso, che mira a scoprire le relazioni causali tra l’espressione dei geni. In particolare, abbiamo intenzione di accelerare le ricerche relative ai geni che interagiscono con il SARS-CoV-2, in collaborazione con i ricercatori medici e gli studenti del Laboratorio di Data Mining Biologico. L’iniziativa di AMD è arrivata proprio al momento giusto, e ci aspettiamo che ci spinga a rendere possibili ulteriori metodi di analisi.
La potenza di calcolo donata da AMD sarà impiegata principalmente sulla genomica, lo sviluppo di vaccini, la scienza della trasmissione e il modeling. I progetti spazieranno dal modeling evolutivo del virus e la comprensione di come la proteina, che conferisce le caratteristiche punte al virus, si attiva (processo che si verifica prima dell’interazione tra il coronavirus e la cellula umana) alle simulazioni fluidodinamiche su larga scala dei droplet di COVID-19 che viaggiano nell’aria.