Nel Regno Unito la “situazione è molto grave” perché nelle ultime settimane si è verificata “un’accelerazione dei casi” e quindi “bisogna agire”. Anche con un eventuale ripristino del lockdown. Il premier britannico Boris Johnson scongiurava l’ipotesi di un secondo blocco totale – che peraltro Israele sta affrontando da oggi ed è il primo Paese al mondo a reintrodurlo -, ma il ministro della Salute britannico Matt Hancock ora non lo esclude per l’Inghilterra. La situazione contagi in Uk infatti preoccupa: da ieri sera per altre 2 milioni di persone nel nord-est dell’Inghilterra sono state ripristinate limitazioni e in tutto sono più di 11 milioni i cittadini britannici sottoposti a misure di contenimento del contagio, tra chiusure anticipate dei locali pubblici e divieti di assembramento. In pratica, quasi un sesto della popolazione (in tutto 66 milioni di abitanti).
Per Hancock un altro lockdown in Gran Bretagna è “l’ultima linea di difesa” da adottare se necessario, ha detto alla Bbc. “È fondamentale che le persone seguano le regole”, così “possiamo evitare di dover prendere altre serie misure“, ha dichiarato ricordando l’importanza della nuova “regola dei sei” in Inghilterra, ossia il tetto al numero di persone che possono riunirsi, l’utilizzo della mascherina e il distanziamento. Allo stesso tempo, ha sottolineato, i lockdown nazionali possono “mantenere le persone al sicuro”. Altri lockdown localizzati sono stati peraltro annunciati anche a Madrid, la regione spagnola più colpita dalla pandemia di Covid.
I numeri della pandemia – I nuovi contagi censiti venerdì 18 settembre, dopo il calo di giovedì, rimbalzano a 4.322: picco da maggio, seppure su un totale di test quotidiani ormai impennatosi oltre i 230.000. In rialzo anche i morti (27 contro i 21 del giorno precedente) e i ricoveri in ospedale, tornati di poco oltre quota mille in totale nel Paese. Stabili invece, per ora, attorno a 120-130, i pazienti sottoposti complessivamente a terapia intensiva.
Le aree interessate dalle restrizioni – Sono state introdotte da ieri sera nel nord est dell’Inghilterra (Northumberland, North Tyneside, South Tyneside, Newcastle-upon-Tyne, Gateshead, Sunderland e Durham), dove tutti i locali pubblici devono chiudere alle 22 e sono limitati gli incontri con persone di altri nuclei famigliari. Le altre zone sono: Manchester, Trafford, Oldham, Bury, Bolton, Tameside, Salford e Rochdale, dove più di 4 milioni di persone sono già soggette a restrizioni. E ancora Birmingham, Sandwell, Solihull, Leicester e Lancashire. Limitazioni sociali già a regime anche in Galles e Scozia.
Tamponi insufficienti – Nel Regno Unito montano anche le polemiche sul fallimento della strategia di tracciamento Track and Trace, sfociato nelle scorse settimane in un progetto pilota che prevede la “paghetta” per i meno abbienti che rispettano la quarantena. Una misura incentivo fortemente criticata dall’opposizione che punta a convincere alcune fasce della popolazione a isolarsi in caso di contagio. Ma intanto la richiesta di tamponi è alle stelle, e la Gran Bretagna non riesce a fare fronte alla richiesta di test. Non basta il picco dei 234mila eseguiti in un solo giorno a colmare l’esplosione di domande, con le autorità sanitarie e il governo costretti ad ammettere di non riuscire in questa fase a smaltire le code di chi si prenota.
“È ormai chiaro che oggi la richiesta supera la capacità che abbiamo”, ha detto in Parlamento la baronessa Dido Harding, incaricata dal governo di Boris Johnson di gestire questa complessa operazione. Harding ha stimato che le prenotazioni sono al momento fra 3 e 4 volte superiori alla capacità dei laboratori, sebbene questa sia stata accresciuta esponenzialmente nel Regno in questi mesi, a livelli di record europeo in cifra assoluta. Richiesta molto più alta, governo sotto tiro. Sia Dido Harding sia il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Jacob Rees-Mogg, si sono tuttavia difesi dalle rinnovate contestazioni dell’opposizione laburista di non aver saputo prevedere questa impennata di domande evidenziando da un lato lo sforzo in atto per aumentare ulteriormente i test disponibili, dall’altro la necessità di frenare il proliferare di richieste di test inutili da parte di persone senz’alcun sintomo. Richieste calcolate al momento in almeno un quarto del totale. Ma anche il tracciamento degli asintomatici è cruciale per il contenimento del virus.