Centomila euro di erogazione liberale da una società che però, nei bilanci, annota come valore della sua produzione annua poco più di ventimila euro. Come se uno facesse diecimila euro di beneficienza, guadagnandone duemila. C’è anche questo nelle migliaia di pagine dell’indagine sui commercialisti della Lega, finiti ai domiciliari con l’accusa di aver venduto a prezzo “gonfiato” un capannone dalle parti di Cormano, periferia nord di Milano. L’acquirente era la Lombardia film commission, fondazione della Regione in quel periodo presieduta da Alberto Di Rubba, revisore contabile del gruppo Lega al Senato e persona molto vicina a Matteo Salvini. Di Rubba è finito ai domiciliari insieme al suo socio Andrea Manzoni e all’altro commercialista Michele Scillieri.
L’affare del capannone, però, sembra essere solo il primo pezzo di un complesso mosaico fatto di decine di conti correnti, società e movimentazioni “sospette“. L’aggettivo appartiene agli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, che stanno provando a ricomporre il quadro dei flussi finanziari messi in moto dai professionisti del Carroccio. Un’attività complessa che si basa anche sulle segnalazioni di operazioni sospette – gli Sos – arrivate dall’Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, cioè in pratica l’Antiriclaggio.
Tra i vari Sos dell’Uif analizzati dalle Fiamme Gialle ce n’è anche uno relativo alle operazioni compiute su un conto corrente intestato alla Lega per Salvini premier e riportato in un’informativa del 26 febbraio: nel 2019 al partito dell’ex ministro dell’Interno sono arrivati dal Ministero dell’Economia bonifici riferiti al 5 permille dell’Irpef pari a 1.720.529 euro. Su quel conto però sono finiti anche circa altri 3mila bonifici “a titolo di rimborso spese attività parlamentare ed erogazioni liberali” da deputati e senatori del partito. L’Antiriciclaggio fa notare come da statuto sia previsto che gli eletti contribuiscano ai fondi del partito. È il caso dei 21mila euro a testa bonificati dai senatori Simone Pillon, Raffaella Marin e dall’ex ministra Erika Stefani. E i 41mila euro con 15 bonifici arrivati da Gianni Tonelli, balzato alle cronache nazionali quando da segretario del Sindacato autonomo di polizia insultava Ilaria Cucchi, e che Salvini ha poi portato in Parlamento nel 2018. Le sue donazioni sono definite “significative” dall’intelligence di Bankitalia se rapportate “al suo reddito complessivo del 2017 (l’ ultimo prima di entrare in parlamento, ndr) di 36.920 euro”.
Sul conto corrente della Lega per Salvini premier, il cui unico delegato a operare risulta il tesoriere Giulio Centemero, arrivano anche le donazioni di elettori, simpatizzanti e società sostenitrici del Carroccio. Tra le tante l’Antiriciclaggio segnala quella della Coseco: il 3 giugno del 2019 bonifica alla Lega centomila euro tondi, cioè il massimo consentito per le erogazioni liberali ai partiti. Che cosa è la Coseco? Una srl di Lozzo Atestino, in provincia di Padova, che si occupa di movimento terra e che l’Antiriciclaggio definisce così: “Società con valore della produzione 2018 di euro 20.879,00 inferiore rispetto a quanto devoluto, di cui il titolare effettivo è il Sig. Luigi Persegato, cognato dell’ex governatore della Regione Veneto Galan Giancarlo, entrambi coinvolti nel 2014 assieme al leghista Attilio Schneck e all’industriale vicentino Beltrame Antonio nel processo per veleni nascosti sotto l’asfalto dell’autostrada Valdastico“. Per la verità l’inchiesta sull’inquinamento dell’autostrada vicentina si è conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati: sia Schneck, ex presidente della provincia di Vicenza ed ex sindaco di Thiene con la Lega, che Beltrame sono stati riconosciuti non colpevoli già dal gup. Persegato, invece, alla fine di un lungo processo che si è chiuso nel dicembre del 2019. Cioè sei mesi dopo la donazione da centomila euro elargita dalla sua Coseco alla Lega per Salvini premier. In quello stesso anno, il 2019, la sua srl dichiarava un patrimonio netto 22.310, un attivo di 205.298 euro e debiti per 182.988. Il valore della produzione della società del cognato di Galan, invece, nel 2019 ammontava a 21.971 euro, un migliaio in più rispetto all’anno prima: come fa notare l’Antiriciclaggio in entrambi i casi si tratta di una cifra “inferiore” rispetto a quanto donato al partito di Salvini.