Quando a giugno fu arrestato a Napoli per evasione dagli arresti domiciliari si scatenò una mezza polemica. Da oggi Emilio Fede, l’ex direttore del Tg4 ad aprile dell’anno scorso condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per il caso Ruby bis, potrà oggi potrà uscire di casa per tutto il giorno, dalle 6.30 alle 22. Il giornalista, 89 anni, ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali con una decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano. Si chiude così per lui il periodo di detenzione domiciliare. Se vorrà andare fuori dalla Lombardia, per esempio a Napoli da sua moglie, dovrà fare istanza per ottenere l’autorizzazione. Condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi nell’ambito del processo Ruby Bis, ha scontato 10 mesi ai domiciliari e deve completare la pena con 4 anni di servizi sociali. Poco meno di un anno fa proprio per l’età ormai avanzata e per alcune patologie il Tribunale aveva stabilito che scontasse la pena in “detenzione domiciliare”. Ad aprile dell’anno scorso la Cassazione aveva confermato le condanne per lui e Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione per le serate a Villa San Martino ad Arcore. Fede era accusato anche di un tentativo di induzione.
“Alla mia età è una prova che credo di non meritare anche perché non ho fatto nulla” aveva detto subito dopo il verdetto degli ermellini. Che però nelle motivazioni avevano scritto che lui e l’ex consigliera regionale lombarda non meritavano uno sconto di pena perché le rispettive condanne per favoreggiamento della prostituzione a 4 anni e sette mesi, e a 2 anni e dieci mesi, sono sorrette da “adeguato ragionamento giustificativo“. Ad avviso della Cassazione, erano stati raccolti elementi “certamente significativi in termini accusatori”, per quanto riguarda gli atti compiuti da Fede per “convincere a prostituirsi con Berlusconi le persone offese Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil“, e la ricostruzione delle condotte di favoreggiamento delle persone offese Daniela Sampaio Visguerra, Miriam Loddo e Maria Ester Garcia Polanco, “ricavata dalle stesse parole del Fede, ignaro di essere intercettato”, e di Lisney Barizonte, Isis Berardi e Barbara Faggioli, “ricavata questa dalla comunicazione delle serate a contenuto prostitutivo”. Escluso, inoltre, che la “parabola” della relazione tra Roberta Bonasia e Berlusconi fosse di tipo sentimentale. Accertata la responsabilità di Fede per il favoreggiamento della prostituzione dell’allora giovanissima Karima ‘Ruby’ El Mahrough, la sera del 14 febbraio 2010.