Secondo l’ultimo report di Check Point, società specializzata in cybersicurezza, gli attacchi hacker nei confronti di atenei e altre strutture accademiche sono aumentati del 4% in Europa negli ultimi tre mesi.
I ricercatori della società specializzata in cybersicurezza, Check Point, hanno scoperto che negli ultimi tre mesi c’è stato un aumento dell’interesse degli hacker per argomenti legati all’istruzione, alla ricerca e al ritorno a scuola. “Ora che il nuovo anno accademico è iniziato, abbiamo voluto approfondire le caratteristiche di questi attacchi”, si legge nel comunicato stampa dell’azienda. “Nello specifico, abbiamo esaminato Stati Uniti, Europa e Asia. Nel complesso, l’istruzione e la ricerca in queste aree geografiche si stanno rivelando un settore interessante per i criminali informatici. I nostri dati mostrano un aumento degli attacchi, con metodi e tattiche diversi adottati nelle diverse regioni”.
In particolare, a leggere i dati, emerge che in Europa tra luglio e agosto il numero medio di attacchi settimanali nei confronti di atenei e altre istituzioni accademiche, è aumentato del 24%, passando da 638 a 793 nei due mesi precedenti. Numeri significativi, soprattutto se pensiamo che nello stesso lasso di tempo, l’incremento generale del numero di attacchi globali considerando tutti i settori in Europa, è solo del 9%.
Sempre restando in Europa, gli attacchi sono soprattutto di tipo Information Disclosure e utilizzano tecniche di sfruttamento delle vulnerabilità. In pratica gli hacker cercherebbero di accedere a informazioni sensibili riguardanti gli utenti ma soprattutto le istituzioni stesse, ad esempio informazioni personali ma anche di ricerca e industriali, sfruttando le debolezze intrinseche dei siti e delle reti informatiche per guadagnare l’accesso ai dati.
Insomma, la sicurezza spesso non è garantita per le reti degli istituti accademici, per vari motivi, come mancanza di aggiornamenti tempestivi, componenti hardware e software datati e poca professionalità degli amministratori di rete. Una situazione che mette però a rischio non solo i dati sensibili degli utenti, ma soprattutto i patrimoni intellettuali, legati ad esempio a ricerche e brevetti, che hanno un potenziale enorme, sia in termini economici che politici e che per questo sono sempre più spesso obiettivo di attacchi.