VENEZIA – Votare contemporaneamente il leghista Luca Zaia per la presidenza alla Regione Veneto e un candidato consigliere di centrosinistra? Il paradosso è possibile, secondo due veneti che fanno parte del Pd e sono attualmente impegnati nella corsa elettorale contro il governatore uscente che si presenta per la terza volta e appare imbattibile. È per questo che entrambi hanno, separatamente, azzardato l’attuazione, nell’urna, di un paradosso: la conciliazione degli opposti. Anche se tecnicamente fattibile, la scelta avrebbe l’effetto collaterale – ma nient’affatto secondario – di non dare il voto ad Arturo Lorenzoni, che è il candidato di tutto il centrosinistra (escusa Italia Viva di Renzi).

L’idea, in poche parole, è quella di ricorrere al voto disgiunto: una soluzione che permetterebbe di assicurare maggiore forza alle liste di area dem senza impedire, a chi lo volesse, di sostenere un governatore amato da tanti come Zaia. La prima a scatenare la tempesta è stata Chiara Luisetto, ex sindaco di Nove, segretaria (auto-sospesa) del Pd di Vicenza. Il coordinatore del circolo Pd del paese, Gilberto Lorenzin, ha scritto una lettera ai militanti per lanciare la candidatura della collega. Vi si legge non solo che la Luisetto è la candidata ideale per una poltrona in Regione, ma assume “i tratti di un avvenimento straordinario”, dopo che “straordinari” sono già stati anche i risultati del suo mandato da sindaco.

Però la lettera prosegue: “La partita, come è facilmente intuibile, non è delle più facili. Tuttavia Chiara ha voluto metterci la faccia, consapevole che dovrà conquistarsi a fatica un posto a Venezia”. Come fare davanti allo strapotere di Zaia? E qui viene ricordata la legge elettorale regionale che “prevede la possibilità del voto disgiunto”. Spiega Lorenzin: “Se un vostro amico o conoscente non fosse intenzionato a votare il candidato presidente del centrosinistra Arturo Lorenzoni, potrebbe tuttavia esprimere la preferenza per Chiara. È importante divulgare il più possibile questa informazione”. L’interessata si è giustificata dicendo che quello è solo un tentativo per indurre l’elettorato di destra a votare per una candidata del centrosinistra (anche se la lettera era indirizzata ai militanti del Pd). Poi però ha preso le distanze dall’accaduto, sostenendo che forse si è trattato di un “tentativo maldestro dovuto ad un eccesso di zelo” e ha ribadito il sostegno a Lorenzoni.

Ma i guai non vengono mai da soli. Una seconda grana è scoppiata in casa Pd. Il candidato padovano Stefano Artuso, avvocato e già coordinatore del circolo Pd di Rubano, usa video e grafici per dimostrare come sia possibile la quadratura del cerchio, ossia votare un candidato di centrosinistra anche se si vuole un presidente leghista. “Se proprio non riesci a non votare Zaia, puoi fare così…”. Ed ecco ricomparire il voto disgiunto. Artuso spiega: “Se vuoi votarmi, hai due modi. Il primo è barrare il simbolo del Pd e scrivere Artuso: in questo modo, darai il voto a me e al candidato presidente Lorenzoni. E se proprio non ce la fai a non votare Zaia, ricordati della possibilità del voto disgiunto. Quindi, barra il simbolo del Pd e scrivi Artuso e poi traccia una X sul nome di Zaia: in questo modo darai il voto a me e al candidato presidente Zaia”. Siccome sono partiti gli strali dei vertici del Pd, Artuso si è difeso: “Suggerire il disgiunto? Fantascienza. Ho solo risposto ai molti che mi chiedevano come funzionasse il meccanismo del voto disgiunto”.

Il segretario veneto Alessandro Bisato è stato severo: “L’invito di Artuso al voto disgiunto è inaccettabile. Non è tollerabile che un candidato consigliere del Pd dia indicazioni di voto diverse rispetto al candidato presidente che liberamente e democraticamente abbiamo scelto per la guida del centrosinistra. Quel candidato si chiama Arturo Lorenzoni, punto. Alternative non ce ne sono. Scegliere il Partito democratico significa sostenere un’alternativa radicale rispetto agli ultimi 25 anni di governo regionale. Un’alternativa economica, sociale e, soprattutto culturale”. Messaggio finale: “Per quanto legittime, le aspirazioni personali non possono e non devono prevaricare i valori e i principi a cui ci ispiriamo fin dalla nostra fondazione. Chiunque si discosti deliberatamente e unilateralmente da queste regole si pone al di fuori della nostra comunità”.

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