Alexei Navalny è tornato a camminare. Come successo dopo il suo risveglio da settimane di coma farmacologico seguito all’avvelenamento, è lo stesso blogger oppositore di Putin ad aggiornare i suoi sostenitori attraverso il proprio profilo Instagram. E lo ha fatto pubblicando una sua foto mentre scende le scale dell’ospedale Charité di Berlino senza alcun aiuto e senza la flebo. “La strada verso la guarigione è chiara, anche se non vicina – ha scritto – Il telefono nelle mie mani è inutile come un sasso e versarsi un bicchiere d’acqua si trasforma in una vera e propria impresa”.
Navalny ha poi rivelato alcune delle enormi difficoltà che ha dovuto superare nei primi giorni dopo il risveglio. Ha scritto che “di recente” faceva fatica a “riconoscere le persone” e aveva difficoltà a parlare, anche solo a pensare una parola da scrivere su una lavagna fornita dai medici. “Ho le gambe tremanti quando salgo le scale e penso ‘dov’è l’ascensore?'”, continua Navalny, precisando che “molti problemi vanno ancora risolti”. Ma il principale, continua, è già alle spalle grazie ai “fantastici medici”: “Mi hanno trasformato da ‘persona tecnicamente viva’ a qualcuno che ha tutte le possibilità di diventare di nuovo una Forma Superiore dell’Essere della Società Moderna”.
Intanto, la Russia continua a sostenere che non vi siano elementi sufficienti a giustificare l’avvio di un’indagine, come invece richiesto dalla comunità internazionale. Una fonte delle agenzie di sicurezza citata dalla Tass si limita a rendere noto che i tempi della pre-indagine sul ricovero di Navalny, a cura del dipartimento dei trasporti della polizia del distretto siberiano, saranno estesi oltre il limite dei 30 giorni, “fino a che non sarà presa la decisione di avviare o meno un’inchiesta penale“. Il procuratore generale ha invece inviato due rogatorie alla Germania e una alla Francia e alla Svezia per informazioni, senza ricevere risposta.