Ai pm campani il giudice arrestato per corruzione nel gennaio scorso ha raccontato di essere stato corrotto dall’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, oggi detenuto a Nuoro, nel carcere di Badu e Carros, mentre è in corso il processo in cui è accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta. Nei giorni scorsi è arrivata la denuncia
L’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia e uno dei principali imputati del maxi-processo “Rinascita-Scott”, ha denunciato per diffamazione il giudice sospeso della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro Marco Petrini. Lo comunicano i difensori di Pittelli, gli avvocati Guido Contestabile ed Enzo Galeota, che hanno presentato due esposti alla Procura di Salerno nei confronti del magistrato arrestato per corruzione a gennaio.
Ai pm campani, lo scorso febbraio Petrini ha raccontato di essere stato corrotto dall’avvocato Pittelli, oggi detenuto a Nuoro, nel carcere di Badu e Carros, mentre è in corso il processo in cui è accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta. La scorsa settimana, i verbali di due interrogatori sono stati depositati dalla Procura di Catanzaro nel processo a carico di Pittelli che, stando alla versione di Petrini, avrebbe offerto (e il magistrato avrebbe accettato) la promessa di 2500 euro per ribaltare in appello la sentenza d’appello per l’omicidio di Marco Gentile, un ragazzo il ragazzo accoltellato dal suo coetanneo Nicholas Sia per un debito di droga e per essere stato deriso in pubblico più volte dalla vittima.
“All’imputato, – disse Petrini prima di ritrattare – la Corte ridusse su mia proposta la pena da 18 a 12 anni. Ribadisco che io ero il relatore. La somma promessami da Pitelli non mi fu poi mai consegnata”. Secondo i legali di Pittelli, le dichiarazioni di Petrini sono una “menzogna palese” perché Sia è stato condannato in primo grado a 17 anni e sei mesi di reclusione, con rito abbreviato. La Corte d’Appello (presieduta dalla giudice Reillo), esclusa l’aggravante dei motivi futili e abbietti, ridusse la pena a 16 anni e la Corte di Cassazione annullò successivamente con rinvio la sentenza per difetto di motivazione riguardo alla mancata concessione dell’attenuante dello stato d’ira ed erroneo calcolo della pena da infliggere. Nell’appello bis, con la Corte presieduta da Petrini, la condanna fu riformulata a 12 anni.
Nella denuncia per diffamazione, Pittelli ha allegato tutte le sentenze spiegando che la riduzione della condanna era stata “oggettivamente imposta dal dictum del Supremo Collegio” e che Petrini “non poté fare altro che diminuire la pena, irrogando all’imputato 12 anni di reclusione”. “La riduzione di pena operata dal collegio presieduto da Petrini, pertanto, – aggiunge Pittelli – è frutto esclusivo del portato derivante da plurime pronunce di merito e da una sentenza del Supremo Collegio, e non è stata certamente determinata da un inesistente accordo corruttivo”.
L’avvocato imputato di “Rinascita-Scott”, inoltre, ha denunciato Petrini anche per l’affermazione riportata nei mesi scorsi dal quotidiano Gazzetta del Sud secondo cui il giudice sarebbe affiliato a una loggia massonica “coperta da Pittelli“. Su questo punto, l’ex senatore Pittelli afferma nella propria querela: “Non ho mai dato vita, né partecipato a logge ‘coperte’ o ‘spurie’. Non ho mai invitato il dottore Petrini a farne parte e non ho mai presieduto alcun rito di affiliazione del dottore Petrini con il quale non ho mai avuto alcun rapporto se non quelli necessari dal ruolo rivestito da quest’ultimo presso la Corte d’Assise d’appello di Catanzaro”.